Ad Expando

lunedì 2 luglio 2012

Il Custode delle Lanterne


Disegno di Luca Tarlazzi


Dedicata  ad un Re di un paese lontano,
in altre parole ad una Amico
perché l'amicizia, quella vera, 
non ha volto, né  luogo, né tempo.





Il crepuscolo, dalle montagne, allungò rapide le sue dita sopra l'altipiano, oscurando i verdi colori della primavera. 
Il suono delle attività umane andava lentamente spegnendosi, giù, sotto la collina dalla quale l'uomo osservava, lasciando posto alle poche e tremule luci che filtravano dalle finestre ancora aperte delle case. 
Era quasi giunta l'epoca del solstizio, ma quell'anno il tempo era stato inclemente e nelle brughiere del Nord, la sera all'aperto, l'aria era ancora frizzante come all'epoca della fioritura dei meli.
A poco, a poco, solo il vento rimase ad ululare, squassando orgoglioso le chiome di vecchi alberi e piegando le spighe, dorate alla luce  del sole, che invece  apparivano ora come sagome scure e agitate, ricordando all'uomo,  le onde del Grande Mare, a ovest nei giorni della giovinezza.. 
La porta alle sue spalle si aprì cigolando. 
L'uomo si voltò e vide che lo straniero, suo ospite, aveva già raccolto i pochi averi: il sacco sotto braccio, la cappa sulle spalle e la spada, infoderata, nella mano, pronta ad essere fissata alla sella. 
"Devo andare - disse con voce atona lo straniero - Il mio viaggio deve continuare" 
"Quanto dovere tra le vostre parole...- sospiro l'uomo, poi soggiunse - dove condurranno ora i vostri passi?" "Altrove..." rispose evasivo lo straniero. 
"Vi rivedrò?" chiese l'uomo. 
"Se gli Dei vorranno" fu la laconica risposta.
Calò il silenzio. 
Per pochi attimi i due uomini si guardarono, illuminati appena dalla luce della candela posta sul davanzale. 
"Vi ho preparato qualcosa per il viaggio, sul tavolo... carne secca e qualche galletta..." 
"Come sapevate che sarei partito?" disse sorpreso lo straniero 
".. e vi ho riempito anche una borraccia di Idromele, vi darà forza e calore quando ne avrete bisogno" continuò l'uomo. 
Lo straniero, basito, ricambio il favore con un sorriso che l'uomo, in quell'istante di spalle, non poté vedere ma immaginò. 
Quindi presi i viveri che l'ospite aveva preparato, si avvicinò al possente baio, vi sistemò sul dorso il semplice bagaglio, assicurò la spada e infine montò in sella. 
L'ospite sciolse la fune che teneva legato il cavallo al recinto, poi, prima che lo straniero potesse aggiungere qualcosa, alzo la destra mostrando il palmo vuoto, nell'antico gesto che significava il saluto quanto l'intimazione. 
Il cavaliere, assentì, quindi porto il pugno al petto, anch'egli sottintendendo più di quanto il semplice saluto militare poteva rivelare. 
Un attimo dopo, con un'azione risoluta, spronò il destriero e si allontanò rapido nella notte. 

L'uomo, sulla soglia, attese che lo straniero scomparisse, divorato dalla notte come un ombra nella bruma, poi scostò il mantello e liberò la mancina che aveva fino ad allora tenuta coperta e nella quale impugnava una vecchia lanterna. 
Portò questa all'altezza del viso per osservarne la rozza fattezza, scorrendo poi, sotto le dita della mano destra, le rune augurali che aveva, quel mattino, inciso sul coperchio. 
Con la fiamma della candela accese lo stoppino, quindi con una lentezza  rituale appese il lume sopra un palo, conficcato all'interno dello steccato. 
L'avrebbe acceso ogni sera, affinché potesse essere da guida a colui che si accingeva a compiere la propria cerca, ad affrontare i propri "doveri". 
L'avrebbe acceso insieme alle altre, per tutti quelli che erano passati e che lui sapeva, sarebbero tornati. 

Non passò un'ora che lo straniero giunse, galoppando, al limitare del bosco, sul colle opposto alla casa che lo aveva ospitato. 
Prima di immergersi tra gli argentei tronchi dei faggi secolari, sentì il bisogno di fermarsi, quasi fosse spinto da una forza invisibile. 
Fermò il cavallo che nitrì innervosito, quindi girò su se stesso in direzione di quella casa. 
Vide una strana luce squarciare la notte,  come un faro al colmo della collina. 
Il cavallo scalpitò ed egli fece non poca fatica per evitare che si impennasse disarcionandolo, poi, ripreso il controllo, gridò un ordine secco al baio che riprese al sua corsa. 
Ancora greve era il peso che opprimeva il suo cuore, ancora troppo il dovere. 
Ma ora lo straniero, sapeva di avere un posto dove tornare. 
Sarebbe bastato voltarsi e lasciare che quella luce lo riportasse indietro. 
Non era abbastanza. 
Ma era già qualcosa.


pubblicato nel vecchio "Pensatoio" 
il 18/06/2007

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