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martedì 13 settembre 2011

Parco Nazionale dei Monti Sibillini - prima parte

Preciso sin da subito che questa non vuol essere una guida, ma un piccolo sunto delle sensazioni e dei luoghi visitati nella breve vacanza presso il Parco.
Il Parco si divide in quattro zone distinte da caratteristiche peculiari, il versante "fiorito", quello "sacro", quello "storico" e infine quello "magico".
Principalmente abbiamo visitato il versante "magico" non fosse altro perché abbiamo alloggiato in un Albergo a Montegallo che, insieme a Montemonaco, Montefortino, Arquata del Tronto e Amandola, fa parte dei comuni di questo, per cosi dire,  comprensorio.


Già in albergo abbiamo potuto assaporare la genuina semplicità degli abitanti locali, grazie ad un'accoglienza ottima e, direi, "appassionata" che abbiamo poi potuto constatare nelle varie strutture recettive del parco.
Foce di Montemonaco
Giunti prima del previsto, dopo aver pranzato e sistemato i bagagli ci siamo recati a Foce, una frazione di Montemonaco, un piccolo borgo da cui parte uno dei sentieri per giungere al lago Pilato, lago ove la leggenda vuole che il corpo esanime del celebre procuratore Romano fu gettato dopo essere stato trascinato da alcuni bufali. Purtroppo il percorso non è consigliabile per una bimba (via per alcuni passaggi, via per la quasi totale mancanza di ombra)  quindi abbiamo optato per altre soluzioni. 
Tappa d'obbligo a chi si reca in questi luoghi, sono le Gole dell'Infernaccio, un luogo magico, specie se si ha la fortuna di trovare una giornata abbastanza tranquilla, libera cioè da frotte di turisti. Per raggiungere le gole bisogna seguire una strada sterrata per circa due chilometri, fino a giungere a una sbarra che nega il proseguo. Nello slargo antistante è possibile parcheggiare agevolmente (dipende ovviamente dalla quantità di visitatori). Il sentiero costeggia la montagna scendendo verso un guado, sulla sinistra, se la giornata è torrida ci si può fare una doccia rinfrescante sotto le "pisciarelle", una sorta di cascata a pioggia. Guadato il torrente, ci siamo imbattuti in un accumulo di neve, verosimilmente i resti di una valanga, che incombeva pericolosamente sul sentiero.

Neve d'agosto
Superato il "nevaio" ci siamo addentrati nelle gole vere e proprie, molto suggestive (e fresche) ove il sentiero costeggia il torrente tranne in alcuni punti dove enormi massi separano la via d'acqua da quella di terra.

Ingresso alla Gola
Leggenda vuole che il luogo fosse teatro di spaventosi riti negromantici: che sia vero o no, il luogo trasuda magia, vuoi anche solo per la severa imponenza della sua bellezza.

Torrente Tenna
Ad ogni curva, se non addirittura ad ogni passo, si aprono scorci bellissimi, stretti anfratti, pareti scoscese, acque cristalline e ombrose faggete.

Torrente Tenna
Dopo qualche centinaia di metri  il sentiero si sdoppia: da una parte prosegue lungo la gola, dall'altro sale verso l'eremo di S.Leonardo, il cui nome deriva dal monastero che ivi sorgeva.

Torrente Tenna
Del monastero si hanno notizie sin dal X secolo. Posizionato lungo la via che permetteva di raggiungere Visso, Norcia e quindi Roma, il monastero di San Leonardo godette in principio della favorevole posizione ma poi si ritrovò coinvolto nelle contese tra gli abitanti della Val Nerina e Montefortino e quindi decadde fino al completo abbandono. Grazie all'opera di Padre Pietro, un frate cappuccino, la chiesa è stata ricostruita, sebbene ci sia chi accusa il frate di non aver avuto alcun rispetto delle antiche strutture architettoniche, così come c'è chi ne esalta l'epopea. Personalmente ho trovato il frate una brava persona, che ha fatto ciò che ha fatto con grande sacrificio e dedizione, peraltro, senza alcuna finalità lucrativa, anche se poi non si può non rilevare quanto il risultato sia così palesemente finto da sembrare un'attrattiva di Disney world.

San Leonardo








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