Il mondo di oggi ha un volto malvagio
le guerre perdurano tra la razza umana
la gente va al lavoro per comprarsi il pane
mentre altri contano i morti, appena al di là del mare
Il lavoro di un politico dicono sia molto importante
perché a lui tocca scegliere chi mandare a morire
possono portare l'uomo sulla luna
mentre sulla terra gli uomini muoiono di vecchie malattie
Una donna lavora giorno dopo giorno
ci va per avere una paga
mentre un bimbo piange la sua vita più difficile
che non sa nemmeno più chi sia suo padre
(liberamente tradotta da
Wicked World - dei Black Sabbath
dall'omonimo album)
I casi della vita: non volevo trascrivere i miei pensieri in un articolo, perché mi sembravano fin troppo cinici.
Ho cambiato idea, quando, per l'appunto casualmente il mio lettore mp3 impostato sulla funzione random, ha iniziato a riprodurre Wicked World dei Black Sabbath.
E' incredibile come a distanza di quarant'anni (la canzone venne pubblicata nel 1970) la canzone rispecchi ancora la realtà. Se fosse stata dettata dalla Madonna probabilmente sarebbe su tre quarti dei siti dei "complottisti religiosi"
Ad ogni modo, bando alle ciance, scrivo per esprimere un parere sull'attuale situazione che si è delineata nel Mediterraneo tra le forze occidentali contro la Libia di Gheddafi.
Innanzitutto sono arcistufo di sentire le solite banalità pacifiste sul fatto che "gli occidentali fanno la guerra solo se ci sono interessi economici sotto", petrolio in particolare.
Mi chiedo se questa gente abbia mai pensato che qualunque nostra azione è dettata dalla convenienza; persino l'altruismo, che si alimenta del piacere che l'uomo prova nel donare, si basa sul fatto che esiste fino a che perdura la convenienza di tale piacere. Figuriamoci se la guerra la si fa a perdere!
Uno Stato manda i suoi cittadini a morire solo per garantire a coloro che vivono, la stragrande maggioranza, una serie di benefici, che possono andare dai beni materiali (petrolio, uranio), a quelli strategici.
Chi si lamenta di ciò o è stupido o fa lo stupido.
Le stesse ribellioni che hanno destabilizzato fino a far crollare alcuni regimi del nord Africa sono dettati da bisogni primari. Più ancora della sete di libertà, la gente si è stancata di dover cercare stratagemmi per poter sopravvivere. La fame di cibo arma le braccia più di qualunque speranza di libertà.
Le vessazioni subite, al limite, alimentano il furore della ribellione.
Ora le Nazioni Unite hanno deciso di contrastare le follie del Rais libico, il cui ego da tempo aveva assunto dimensioni patologiche.
Non si può più tentennare.
O si decide di fare la guerra per aiutare una fazione, schierandosi, o si lascia che i popoli si autodetermino, il che forse sarebbe auspicabile, anche se non sempre realistico.
Se, come abbiamo fatto, si decide di intervenire, tuttavia, bisogna assumersi le responsabilità sino in fondo.
L'intervento, ad esempio, ha completamente delegittimato Gheddafi come interfaccia tra il popolo libico e il resto del mondo. Egli è stato destituito nel momento stesso in cui il primo aereo si è levato in volo e prima ancora che un singolo colpo sia stato esploso.
L'intervento, ad esempio, ha completamente delegittimato Gheddafi come interfaccia tra il popolo libico e il resto del mondo. Egli è stato destituito nel momento stesso in cui il primo aereo si è levato in volo e prima ancora che un singolo colpo sia stato esploso.
Non si può tornare indietro, senza lasciare ogni residuo di dignità, e su tale residuo faccio riferimento al servilismo di alcuni ministri nostrani nonché al tentennamento di altri che si sono affrettati a dire che i nostri aerei si alzeranno in volo ma non spareranno.
Come se a Gheddafi la cosa possa fare differenza.
Come se a Gheddafi la cosa possa fare differenza.
Nella guerra ci sono i nemici. Non uomini: nemici.
Se si considera l'idea di avere davanti un uomo, e non un nemico, non si può continuare a premere il grilletto senza finire per auto condannarsi come assassini.
O senza che l'altro, imbracciata l'artiglieria non ci ricambi la cortesia.
O senza che l'altro, imbracciata l'artiglieria non ci ricambi la cortesia.
La storia bellica moderna prevede che il più debole applichi la guerriglia.
Quella musulmana non prevede neppure ordine, gradi, divise. Chiunque civile può essere militare. In Africa a spararti ci sono bambini di dieci anni. Ti sparano le donne. O si allacciano cinture per farti saltare in aria, insieme a loro.
Quella musulmana non prevede neppure ordine, gradi, divise. Chiunque civile può essere militare. In Africa a spararti ci sono bambini di dieci anni. Ti sparano le donne. O si allacciano cinture per farti saltare in aria, insieme a loro.
Se si vuole vincere una guerra bisogna agire rapidi, mettere a tacere l'informazione locale e procedere senza scrupoli.
Se si vuole vincere una guerra bisogna chiamarla come tale.
Non a caso una guerra va, come prima cosa, dichiarata.
Non è missione di pace, né applicazione di qualsivoglia risoluzione; si deve prendere atto che è quello che è: guerra, con tutto ciò che include e con ciò che comporta.
Detto questo, prima di venir frainteso, voglio che sia chiaro, io non sono un guerrafondaio.
Ho visto morire persone, in guerra, anzi nella peggiore delle guerre, quella che, con un ossimoro, chiamiamo civile.
Non mi è piaciuta, anzi l'ho odiata, e a lungo ho meditato a quale livello di follia si debba giungere per anteporre il proprio benessere alla vita altrui.
Non mi è piaciuta, anzi l'ho odiata, e a lungo ho meditato a quale livello di follia si debba giungere per anteporre il proprio benessere alla vita altrui.
Ciò che ho voluto dire è che, qualunque cosa si arrivi a decidere, si deve avere il coraggio di portarla sino in fondo.
E' l'unica cosa, se possibile, per trovare un barlume di dignità nell'immane tragedia che chiamiamo "guerra".
2 commenti:
qualunque cosa si arrivi a decidere, si deve avere il coraggio di portarla sino in fondo.
Concordo.
E' la sola ragione per cui si deve restare in Iraq e in Afghanistan.
Perché in caso contrario tutto sarà stato inutile. Prime fra tutti, le vittime.
Per quanto doloroso ammetterlo, ciò che dici è esattamente ciò che penso
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