Ad Expando

lunedì 24 gennaio 2011

Holy Politics



Fighting fire with empty words
While the banks get fat
And the poor stay poor
And the rich get rich
And the cops get paid
To look away
...
(Spreading the Disease 
Queensrhyche)

Quando politica e religione si incontrano, quello che ne esce fuori è, per la maggior parte delle volte, un qualcosa di torbido e disonesto. Che poi l'eventuale problematica sia da ascrivere all'una o all'altra è cosa da valutarsi di volta in volta, sebbene sia ormai evidente che nessuna delle due possa vantare alcun tipo di verginità. Diciamo che la politica è compromesso per definizione e come tale è ovvio che il torbido sia genetico, la religione invece dovrebbe essere cosa pura, ma non lo è mai stata ne mai lo sarà, giacché di fatto frutto della debolezza umana.
Certamente non si può negare che siano esistiti sistemi di governo peggiori della Teocrazia, tra i tutti l'unico costituzionalmente basato su una (assai molto) probabile menzogna. Fortunatamente, a parte qualche sparuto e ormai ridicolo caso, non esistono più monarchi impersonificazione della divinità: le teocrazie oggi sono tuttalpiù in mano a vicari della divinità o a caste sacerdotali, la cui propensione a confondere la volontà di dio con la propria ha generato e genera, ahimè ancora oggi,  situazioni che vanno dall'imbarazzo alla tragedia. 
Negli Stati occidentali, formatisi con le concezioni derivate dell'Età dei Lumi e quindi sostanzialmente laiche, la religione si accosta al potere, in genere, sotto forma di Lobby, ovvero associazioni per lo più laiche anch'esse, che hanno lo scopo di conservare, in modo più o meno ortodosso e oltranzista, determinati valori derivati dalla tradizione religiosa (o fatti passare come tali). 
L'esistenza delle Lobby di potere, per quanto possa far paura, è cosa assolutamente lecita in democrazia (anzi è bene che esse esistano alla luce del sole e che lavorino in modo trasparente), dove se a vincere è la maggioranza, rimane comunque implicito il concetto di rispetto delle minoranze: in altre parole la maggioranza è tenuta a decidere e a governare, ma non è autorizzata a soggiogare la minoranza, neppure attraverso i canali tipici della democrazia. 
Così, ad esempio, il partito politico che vince le elezioni ha la possibilità di legiferare secondo linee guida coerenti con l'ideologia che ne ha permesso la sua stessa genesi, tuttavia non può in base a tale diritto decidere che i rappresentanti della minoranza all'opposizione perdano diritti costituzionali.  Nelle democrazie infatti la Costituzione è il più alto baluardo alle libertà, ecco il motivo per cui è lecito aggiornarle ai tempi, ma non è mai bene stravolgerle.
La religione, invece, esige comunque e sempre dai propri adepti una forma mentis che prevede l'accettazione della superiorità della presunta legge divina a qualsiasi legge formulata dalla mente dell'Uomo.
Non lo dico io, ovviamente, ma è anzi un concetto più volte ribadito dalla Chiesa stessa attraverso la voce dei suoi ministri.
Se, per ipotesi, tale visione dovesse trovare riscontro con la realtà, la libertà dell'individuo, non solo avrebbe fine laddove inizia quella di un altro (principio innegabile), ma si troverebbe ad essere circoscritta all'interno di regole imposte dalla religione stessa.
Possiamo già vedere alcuni effetti nell'ingerenza della religione sul vivere di ogni giorno ove pretesa di libertà di decisione e azione che un credente richiede, sottintende anche l'imposizione delle stesse al non credente.   Così accade che, ad esempio,  l'altrettanto legittimo (con tutti i dubbi sulla convenienze del caso) diritto dell'ateo di richiedere l'eliminazione dai luoghi pubblici di simboli religiosi si scontra con la pretesa di libertà di espressione della propria fede da parte del credente, da manifestarsi giocoforza in qualsiasi momento e ovunque, persino attaccata al muro di una stazione o nelle aule di una scuola. C'è ben di peggio naturalmente, basti pensare le pretese di superiorità etica che la religione vorrebbe a tutti i costi venisse applicata nella Sanità.
In altre parole, la Religione pretende l'assoggettamento di tutti all'etica proposta, in barba ai principi democratici sopra descritti, di rispetto delle minoranze. Posto poi che si tratti davvero di minoranze, giacché prove di forza ci sono già state e sono state perdute dalla religione (referendum aborto, referendum divorzio) o vinte sommando la percentuale controllata alla fisiologica astinenza al voto (referendum staminali), cosa che rivelerebbe come nel nostro paese i Cattolici "tutti d'un pezzo" siano essi stessi minoranza, sebbene consistente.
Se già questo sarebbe di per sé piuttosto preoccupante, non bisogna dimenticarsi un altro aspetto, tipico delle religioni del Libro: l'interpretazione.
Prendendo ad esame il Cristianesimo, per parlare di cose conosciute dai più, nonostante il Cristo parlando predicasse la semplicità del linguaggio, la teologia è diventata così complicata da abbisognare continue e costanti ricerche , nonché approfondimenti e, per l'appunto interpretazioni, anche a distanza di due millenni.
Ora, immagino che da un lato ci sia un vero e proprio bisogno, chiamiamola una sorta di sete, giacché l'interpretazione è di certo cosa di fondamentale importanza. D'altro canto, tuttavia, non riesco a togliermi dalla testa l'idea che, l'arrogarsi da parte di alcuni uomini dell'infallibilità interpretativa sia un metodo per  sostenere le proprie convenienze; se vogliamo un vero e proprio esercizio di potere per assoggettare o tenersi buono un altro potere.

Tali comportamenti sono evidenze che non possono non sfuggire, come ad esempio, alcune parole di difesa spese da parte di eminenti cardinali e vescovi in favore dell'attuale premier: si veda la bestemmia da contestualizzare, o i silenzi non privi di imbarazzo come nel caso della comunione più volte elargita (da don Virzì nella foto a lato e qui, in barba alle parole del Papa). Analogamente le marchette politiche per avere in cambio appoggi sono abbastanza ignobili, non fosse perché lesive del libero mercato: significativa l'ultima sull'esenzione dell'IMU a tutte gli immobili di proprietà del Vaticano, fossero anche a uso commerciale.

Mi chiedo, concludendo, come sia ancora possibile anche la sola richiesta di intervento moralizzatore da parte della religione, sempre meno capace di adempiere a quella spinta rivoluzionaria che dovrebbe contraddistinguerla (almeno quella cristiana), e sempre pronta a barcamenarsi tra parole misurate ed eventuali correzioni e/o smentite al fine di non danneggiare quel potere che le può garantire una sopravvivenza agiata e, stupidamente, quel controllo delle coscienze che da sempre agogna.

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