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venerdì 1 ottobre 2010

Pecunia non olet


Uno degli aspetti più controversi della religiosità è lo sfruttamento economico di ciò che dovrebbe rientrare solamente in questioni di fede. Alla comparsa di una reliquia, di un presunto "santo" o di un'apparizione mariana, la chiesa muove i suoi organi affinché si certifichi che ciò che appare, sia davvero.
Vi sono procedure molto complesse prima che un santo venga dichiarato tale, idem per le reliquie e perché venga data autorizzazione di compiere pellegrinaggi. 
Basti pensare al recente Giovanni Paolo II, che la folla voleva santo subito, ma il cui processo di beatificazione ha subito varie battute di arresto, formalmente per la difficoltà di dimostrare i miracoli (necessari per il processo), anche se serpeggia che vi siano anche resistenze interne alla chiesa che si possono definire "politiche" (come traspare da alcuni siti cattolici ultraconservatori), ma tant'è.
Oppure al divieto formale di recarsi in pellegrinaggio in luoghi ove la Chiesa non abbia garantito il suo parere positivo. 
Ma è davvero così?
No, ovviamente, perché alla fine la Chiesa, al di là delle formalità non agisce in alcun modo per fermare quello che a ben vedere è una forma di paganesimo; anzi, se proprio osserviamo i fenomeni, chiude letteralmente gli occhi praticando quel relativismo che da anni va denunciando come un male assoluto.
Sia ben chiaro, è assolutamente legittimo che, una volta che il miracolo, l'apparizione o la reliquia sia unilateralmente ritenuta provata la Chiesa autorizzi e disponga costruzioni di templi. Ugualmente è accettabile che organizzi l'accoglienza dei pellegrini, al fine di garantire loro ciò che cercano in tutta dignità. Magari e perché no sarebbe auspicabile che lo facesse attraverso le copiose donazioni anziché con i soldi dei cittadini che lo Stato "laico" Italiano elargisce 
Il Culto delle Reliquie
Antonio Lombatti
Il tutto diviene invece poco corretto, per non dire truffaldino, quando le infrastrutture religiose e di accoglienza vengono create ancor prima che le sedi ecclesiastiche si pronuncino sull'autenticità. Questi casi sono, purtroppo, tutt'altro che eccezioni. Nel libro Il culto delle Reliquie, il professor Lombatti ci da una panoramica della quantità di falsi che riempiono o addirittura giustificano le chiese di mezza Europa. Beninteso, in epoche lontane non vi erano controlli così accurati, inoltre la cultura generale dell'epoca (medievale per lo più) era ben disposta nell'accettare "piume di spirito santo", e con quella immediatamente successiva era meglio non interloquire per non correre il rischio di finire scomunicato, torturato o finanche arrostito.
Si obietterà che una volta verificato che non vi è certezza dell'autenticità della reliquia sarebbe opportuno abbandonarne il culto, che invece viene sempre perpetrato. Si pensi al sangue di S.Gennaro, di cui nemmeno si è certi dell'esistenza, il cui sangue, probabilmente neppure sangue, si liquefa più o meno a comando. Quando i vertici della Chiesa hanno reputato sconveniente (anche perché decisamente pagano) il culto di S.Gennaro declassandolo, a Napoli di cui il santo è patrono,  l'insurrezione (pacifica) popolare al grido di "San Gennaro futtetenne", fece si che l'ostensione della reliquia potesse continuare così come il culto. Ma di casi ve ne sono a centinaia, da S.Giorgio alla Sindone, passando per latti della Madonna e quant'altro. 
In parole povere, al culto ufficialmente sconsigliato, se non addirittura osteggiato, viene permesso di perdurare, perché in fondo, molti, forse troppi fedeli, non sono dell'idea di rinunciarvi.
Il discorso si travasa perfettamente nel culto mariano. 
Accanto ai tradizionali luoghi del culto mariano, Fatima, Lourdes, Loreto ecc, vi sono infatti, paralleli una miriade di casi cui la Chiesa si è espressa in modo negativo, di fatto vietando il culto. Ricordo la Madonna delle Rose nel piacentino (ci andava mia madre), la Madonna di Civitavecchia o il caso più eclatante, Medjugorje, ma sicuramente ce ne saranno a decine se non a centinaia sparse per il mondo.
Anche in questi casi la fede del popolino (e non) è osteggiata ma solo attraverso documenti che alla luce di quanto avviene in seguito sembrano essere costruiti ad hoc per creare un alibi, della serie "noi ufficialmente non avalliamo questo culto".
Intanto però beneficiano in modo diretto o indiretto dei proventi.
Un po' perché a sfruttare i pellegrinaggi sono associazioni cattoliche e come si sa pecunia non olet, un po' perché in fondo, anche se non dottrinalmente perfetta, quella fede un po' pagana fa comunque "brodo". In fondo i numeri alla religione servono, specialmente quando attraverso di essi può mirare ad acquisire per vie traverse un potere che sulla carta ha perduto per sempre, o a mantenere quell'importanza sociale che la rende in grado di praticare ingerenze sulle politiche sociali ed economiche di uno Stato.

Segnalo in tema un interessante articolo apparso su Repubblica a cura di Jenner Meletti





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