Il calcio è un fenomeno piuttosto strano da analizzare, almeno per uno come il sottoscritto che non ne mastica molto e che nello sport cerca più che altro l'epica rinchiusa dentro un'impresa; cosa che nel calcio, peraltro, è assai rara e, se vogliamo ancor di più nel calcio di oggi, malato di economia, nel quale sono quasi del tutto perduti lo spirito di appartenenza e dunque il sacrificio e la lealtà. Ciò, lo si evince facilmente nei comportamenti antisportivi di bestioni che crollano non appena sfiorati gridando come bimbi di tre anni in preda ai capricci (cosa dovrebbero fare i rugbisti?), o comunque nello scarso attaccamento alla squadra e ai sostenitori da parte di queste primedonne pronti a far valige o a frignare per un aumento di salario già per altro piuttosto consistente ( e spesso non congruo, ma per eccesso). Per non parlare degli scandali recenti ovviamente.
Il calcio, inoltre, viene vissuto in Italia come una sorta di religione "concordata", che come quella per antonomasia, gode di una serie di agevolazioni che in una società civile dovrebbero essere considerati inaccettabili.
Ricordo anni fa, ad esempio, che dovette addirittura intervenire il governo inventandosi un decreto spalma-debiti, una vera e propria legalizzazione del falso in bilancio, con il quale una società calcistica della capitale venne salvata da un sicuro fallimento e altre poterono evitare di pagare le tasse. Il governo in questione, neanche farlo apposta, aveva come leader il proprietario di una delle maggiori squadre di calcio, nonché editore di televisioni che godevano dei diritti TV del calcio, tanto per gettare altri ingredienti nel calderone.
Parimenti, i famigerati Ultras hanno goduto e godono tuttora, nonostante tessere e tesserine buone solo per riempire un po' di pagine dei giornali compiacenti, di una immunità sfacciatamente ostentata.
Basti pensare che, ad esempio, nelle immediate ore prima del derby romano sono stati rinvenuti veri e sequestrati dalle forze dell'ordine veri e propri arsenali e che, nonostante tutte le misure prese, al termine della partita si sono verificati tafferugli con feriti al seguito: tutto senza neppure una squalifica del campo.
Ogni partita vengono dirottati dai loro compiti centinaia di poliziotti e carabinieri per vigilare su quella che in teoria dovrebbe essere una festa popolare e che invece è divenuto una valvola di sfogo per violenti e bulli. Violenti e bulli che, è chiaro, sono riusciti a organizzarsi in vere e proprie bande armate contro cui i governi paiono non solo incapaci di rispondere ma addirittura rischiano di sembrare compiacenti.
Così, mentre in Italia non si fa nulla e si lascia persino che idioti imbrattino le mura del Duomo milanese per festeggiare l'impresa dei loro beniamini, in Francia il governo Sarkozy dopo aver definito la violenza del calcio come "una cancrena" proclama la tolleranza zero e scioglie per legge sette gruppi di facinorosi autodefinitosi "tifosi". Quando il nostro governo inizierà a fare qualcosa di serio?