Ad Expando

giovedì 26 aprile 2012

Diario di un padre

Monte Bollettone (1)
8 Settembre 2006
C'è un cielo strano oggi, colore del latte e del miele. Le sagome dei monti si stagliano scure, adornate di nubi più basse che un sole ancora nascosto ad Est, incendia di luce rosata.Solo il Bollettone (1) con la sua virgola scura tra le pendici erbose, si rende riconoscibile, sobrio, senza bianchi gingilli.
E' un cielo strano questo cielo di settembre. Il giorno fatica a destarsi quasi consapevole del fatto che stia invecchiando, che fra poco la notte e la sua tenebra, lo raggiungeranno in un punto di equilibrio e l'anno volgerà al suo declino. Già, il giorno e la notte, un po' come noi due, amore mio. Così diversi, che quasi non si capisce perché per quanto gli anni passino, noi siamo ancora qui a desiderare di abbracciarci e d'amarci, come se il tempo fosse sospeso in un eterno equinozio. Che sia solo un caso che proprio quel giorno, un equinozio di undici anni fa, tu il giorno io la notte, ci scambiammo poche parole e una silenziosa promessa? Ti vidi dea allora e pensai che la vita avesse ragione di essere vissuta solo per amare. Non avevo poi torto: l'amore è il sentimento che più di altri ci rende vivi, perché solo esso può sublimare in una nuova vita, quella che ora, di nuovo e ancora dea, porti nel grembo. Non esiste benedizione più grande, nè dono più ricco. Solo ora, immerso in quest'alba di settembre, con il cuore che esplode di felicità realizzo il vero senso del divenire padre. Oggi il mondo è più bello e svestiti i miei panni di eterno fanciullo, guardo questo nuovo cielo con occhi di Uomo.
Quando nell'agosto del 2005 decisi di creare un blog, non avevo ben idea di cosa ci avrei scritto.
Non sono un vero esperto di nulla, o per lo meno, le mie conoscenze per quanto approfondite su alcune materie, sono comunque inferiori a quelle di altri veri "esperti". Non ero nemmeno certo che qualcuno decidesse di seguirlo questo mio blog, che decisi di chiamare "il Pensatoio" affascinato dall'oggetto magico, tratto dalla saga fantasy di Harry Potter, ove il preside della scuola poteva visualizzare i propri ricordi (o pensieri), opportunamente archiviati in attesa che potessero tornare utili. Decisi quindi che il Blog doveva essere questo, una sorta di magico pensatoio  su cui lasciare i miei pensieri, così da poter, nel tempo, riesumarli all'occorrenza.
Quello di cui sopra fu il primo di una serie di post raccolti sotto il tag "Diario di un padre". Il vecchio blog è stato cancellato ma, fortunatamente, salvai tutti i post. Mi è sembrato bello riesumarli oggi, il giorno del quinto compleanno di mia figlia, in questo post torrenziale che non credo nemmeno verrà letto, ma tant'è: così come allora, non lo scrissi per altri, anche oggi lo scrivo più per me stesso. E se, lettore, ancora non hai avuto noia delle mie parole e nel pensatoio vuoi comunque immergerti, sappi  che quello di cui sopra è un ricordo davvero speciale: l'alba successiva alla notte in cui avevo scoperto di stare per divenire padre.
A distanza di qualche giorno ero ancora soverchiato, dalla nuova consapevolezza, ma già timori, dubbi e sensi di colpa inondavano i miei pensieri:
Non è facile divenire padre. Nel mistero della procreazione il ruolo dell'uomo è solo una scintilla, forse, una pallida eco del suono divino che diede origine al tutto. Un'incontrollata e spesso inconsapevole luce che da il via agli eventi; dopo di che, non ci rimane che attendere che i giorni diventino settimane, che le settimane diventino mesi, fino a quando tutto torni a condensarsi in un attimo, in un giorno, quel giorno, ove un pianto liberatorio segnerà l'inizio di una nuova vita. Un'attesa non certo semplice, fatta di mille timori, dubbi spesso vili; rimorsi. Provo un'impotente e irrazionale senso di colpa, vedendo la mia fata star male, colpita da nausee e malesseri. Vorrei poter condividere tutto o alleggerirle il fardello e non mi è di aiuto sapere che l'intimo legame che unisce madre e figlio sarà per lei, e solo per lei, una fonte di gioia inenarrabile; che quel piccolo essere altro non è che un mistico simbionte che le succhia la forza vitale per divenire vivo e in cambio dona felicità. Chissà se anche la Terra prova le stesse cose nel partorire le sue mille creature... Di tutto ciò, uomo, non sono che testimone e come l'astro notturno vivo solo di luce riflessa. All'uomo non è dato altro.
Giunti al terzo mese, arrivò il momento dei primi esami. Gioie inenarrabili, come vederne le prime sembianze, uniti a dubbi e timori.
Ieri sera sono finalmente riuscito a vedere il nostro "Fagiolo", che poi è il nome in codice del piccolo esserino che sta crescendo nel ventre della mia fata. Avrei voluto essere un poeta per avere le parole adatte così da saper descrivere le emozioni provate, ma in quel momento tutto quanto è sublimato in una stupidissima lacrima. E' piccolo il Fagiolo, soltanto 2 cm e mezzo, intendiamoci, perfettamente in linea con le tabelle e anzi il ginecologo era soddisfatto dell'andamento della gravidanza: ventre soffice, esami in ordine, profilassi rispettata. Ieri abbiamo affrontato anche il problema degli esami, per determinare se il piccolo è in salute.
E, ovviamente, le prime decisioni importanti, che implicano la perfetta sintesi della morale dei due genitori. Decisioni difficili, che prima, vedevo solo sotto l'aspetto ideologico. Ho scoperto che solo immersi nell'esperienza, la morale ha un senso, altrimenti è moralismo. Per quanto elegante sia il ragionamento che ha portato alla creazione di una morale, se per basato su ipotesi, è solo moralismo. 
Ne abbiamo parlato molto in questi giorni e siamo decisi a interrompere il tutto se il Fagiolo dovesse presentare deformazioni o sindromi di vario nome. Ognuno ha la propria morale, c'è chi ci ha accusato di essere dei moderni spartani, che gettavano i bimbi gracili da un dirupo. Forse hanno ragione, forse no: ho imparato a rispettare la scelta altrui, sebbene non mi riesce di approvare chi decide di far nascere una creatura "non normale", e nell'intimo mi chiedo dove si concretizzi il vero egoismo. Non mi sentirei un assassino, anche se sento pulsare di vita quella piccola creatura che sta lentamente crescendo. Vorrei soltanto che nascesse con le stesse possibilità di tutti gli altri, che non debba vivere per sempre alle spese della società, che non debba avere bisogno dei suoi genitori, quando vecchi non avranno più la forza di aiutarlo o, morti, nemmeno più la possibilità. Non lo voglio condannare in un corpo che non merita, ad una punizione di cui lui non ha colpa. Naturalmente la mia compagna è d'accordo con me. Sono discorsi dolorosi, difficili. Forse il primo assaggio dei nostri futuri doveri. Fortunatamente il ginecologo ci ha rassicurato e anzi ci ha dato degli ottimi consigli. Non si è nascosto dietro moralismi, non ci ha giudicato, si è preoccupato , come del resto mi aspettavo che facesse, dei miei trascorsi militari, sebbene sia abbastanza sicuro di non essere mai venuto a contatto con armamenti a uranio impoverito o diavolerie simili. In fondo ero solo un infermiere militare. Alla fine eseguiremo il dual test e un ecografia di nuova invenzione, in grado fotografare il Fagiolo in 3D. Andrà bene.
 Andrà bene mi dissi: psicanalizzandomi, fu un chiaro tentativo di autoconvinzione. Non vi era alcuna certezza, non ve ne sono mai. Ed infatti da lì a poco potemmo vedere in faccia la paura:
Stava andando tutto troppo bene, gli esami erano nella norma, il Folletto vispo e dalle misure perfette. Ieri la doccia fredda. L'utero è troppo contratto, per evitare l'interruzione della gravidanza bisogna ridurre al minimo le attività, almeno per 15 giorni. Riposo, assoluto riposo e antispastici. Non so se mi ha fatto più male la notizia o il viso sgomento della mia Fata. E' assurdo lo so, ma credo che per quanto grandi siano le emozioni che può avere un uomo nel vedere le immagini di un ecografia, sentire il battito del feto, la gioia principale non sia nello scoprirsi padre, quanto quello di poter assistere e contemplare quello sguardo unico della propria donna che sa di divenire madre. Qualcosa dentro di me sa che tutto andrà bene, ma non posso non vedere le immagini del disastro. Questo mio maledetto modo di pensare, il tentativo di prevenire ogni possibile sviluppo, deformazione forse del mio lavoro, mi costringe ad ascoltare le voci della paura e a scolpire nella mia mente il volto della paura di lei. Potesse un solo atto squarciare il velo del tempo, potessi correre oltre e vederli entrambi felici, lei la mia fata e lui mio figlio (o figlia). Invece non mi rimane che giocare la carta della speranza, e attendere.
Morfologica 
Nel rileggere queste righe sono rimasto sorpreso del fatto che più che per il futuro bambino, temevo per i contraccolpi che stava subendo e che avrebbe subito la mia compagna. 
Me lo avrebbero chiesto oggi, avrei riportato un ricordo diverso, falso; più nello specifico falsificato dall'amore incondizionato che oggi provo per mia figlia. Eppure nel rileggerlo non trovo alcuna contraddizione con  ciò che credo, né provo alcun dubbio o vergogna per quelle parole, che rivendico come intimamente mie. La contraddizione probabilmente deriva, come affermavo prima, dall'esperienza: prima stavo per divenire padre, oggi lo sono. Se vogliamo, non è cambiato un punto di vista, ma l'intero panorama.

Vi sono stati anche momenti comici, almeno se osservati dal pensatoio (magari un po' meno nel vissuto). Il primo fu la scoperta dell'errore del ginecologo, il quale si sbilanciò, dall'alto della sua trentennale esperienza, indicandoci che la creatura molto probabilmente sarebbe stato un maschietto. Quando alla morfologica ci rivelarono che invece si trattava di una bella femminuccia, rimanemmo alquanto disorientati. Non avevamo preferenze, beninteso, ma ormai c'eravamo fatti l'idea del maschio, cui avevamo già dato il nome di Francesco. Da qui nacque il "caso" di che nome dare ad una femminuccia, una vera e propria telenovella risoltasi soltanto a pochi giorni dal parto.
Adesso bisogna trovargli un nome a questa bella fatina che sta per venire al mondo. Per qualche strano motivo la mia compagna era convinta si trattasse di un maschio e il ginecologo in effetti ci aveva indirizzato su quella strada, sebbene mettesse le mani  avanti (con poca convinzione), sottolineando il fatto che 14 settimane erano un po' poche per determinare con certezza il sesso del nascituro. Così abbiamo pensato solo a nomi maschili e invece, scherzetto, si tratta di una bella bambina. La furbetta anche ieri alla "morfologica" (una costosa ma assolutamente imperdibile ecografia digitale in 3D), ha più volte cercato di nascondersi il volto e per un po' si è scherzato sul fatto che aveva il mio naso e si vergognava di farlo vedere. Per intenderci, il mio eroe da ragazzo era Cyrano, soprattutto dopo aver rotto il setto nasale per ben quattro volte (...). Naturalmente ha il naso a patata, come tutti i bambini, e quel che più conta è sana: tutti i valori sono nella norma, cuore, polmoni, reni, arti ecc ecc. Però, gli manca il nome. In macchina sulla strada del ritorno ne abbiamo sparati almeno 200 di cui 180 improponibili (con buona pace di chi si chiama Guendalina, Bruna, Cleofe ecc, ecc) Alla fine ci siamo soffermati, ma senza particolare convinzione (nel senso che se piacciono a me ma non convincono lei e viceversa) su Sofia, Martina e Francesca (Mi ha cassato Giulia ...sigh, io in compenso ho rifiutato Angelica). Si accettano suggerimenti.
E di suggerimenti incredibilmente ne arrivarono, perché in fondo il blog altro non è che una sorta di diario magico che ogni tanto si anima e risponde.

Rimanendo sugli aspetti comici, al dubbio del nome si aggiunse anche quello del cognome. In quei giorni il dibattito politico verteva sul "fondamentale" argomento di che cognome utilizzare per i nascituri, perché qualche buontempone scoprì che non esisteva una legge che regolamentava tale scelta, sebbene l'uso da tempo consolidato era di assegnare quello paterno. Descrissi il tutto con una lettera fittizia, con surreale dialogo finale, indirizzata a mia figlia:
Cara Figlia che stai per arrivare, chi ti scrive è il tuo papà, quello che ogni tanto ancora si domanda se una persona responsabile metterebbe mai al mondo un figlio oggi. Intendimi, il mio discorso è generico, non sei ancora nata ma non vedo l'ora di poterti cullare tra le mie braccia. Quello che intendo è che vedi, noi siamo Italiani, sia io che tua mamma e di questi tempi ahimè non c'è molto per esserne fieri. Oggi ho scoperto che non dobbiamo pensare solo a darti un nome, che spero ti piacerà (tanto quello sarà, quindi vedi di abituartici in fretta !), ma anche un cognome. Anzi non è nemmeno detto che potremo sceglierlo noi, perchè quelli che ci governano oggi, ma vedrai, farai in tempo a conoscerli pure tu, tanto non cambiano mai, stanno lavorando per colmare un vuoto legislativo. Fino ad ora, infatti, era consuetudine che tu portassi il cognome della mia famiglia, ma le cose stanno per cambiare. Oh sì, certo che ci sarebbero cose più importanti da sistemare, l'economia fa schifo, le tasse le paga solo papà e mamma e altri stupidi come loro, l'aria è irrespirabile piena di polveri più piccole di te quando ancora ti chiamavo "fagiolo", il clima è a puttane (cosa sono? ehm...lasciamo perdere, la storia delle api che girano attorno ai copertoni te la spiegherò un'altra volta), i poliziotti catturano i ladri, ma poi c'è il Papa che prega per loro  e i giudici o i Mastella, che sono "Clementi", e li rimettono in libertà ecc ecc. Ma loro sono bravi e tanti, più di mille, e non avrai creduto davvero che avrebbero potuto lasciare senza legge una cosa così importante come l'assegnazione del cognome. Alcuni proclamano che porterai quello di mamma, in barba alle tradizioni, altri promettono che porterai entrambe come facevano i nobili di antiche casate. Qualcuno, benedetto dalla grazia della saggezza, abile e salomonico diplomatico ha addirittura proposto che il cognome che ti verrà dato lo si tirerà a sorte. Pensa che bello! Pensa la suspance!

No, amore mio , non è una fiaba questa, è la verità.

Si, piccolina, li paghiamo pure.

Ehi che dici? Non fare scherzi, nasci comunque, vedrai che mamma e papà faranno qualcosa per migliorare la situazione.

Emigrare dici?... Si, anche, se ci rimangono soldi dopo l'aumento dell'ICI...
Durante la gestazione ci sono, per la coppia, momenti di intimità molto particolari e divertenti. Ricordo quando ci mettemmo a sperimentare le reazioni della piccola alla musica.
L'udito è il primo dei sensi che permette al feto di mettersi in contatto con l'esterno. All'inizio c'è solo il battito del cuore, il gorgoglio del sistema digerente e naturalmente la voce della mamma. Poi via via si affina sino a quando, attorno al sesto-settimo mese (cioè ora) la trottolina inizia a distinguere e riconoscere i suoni. Pare tra l'altro, che proprio in questa fase, pur non capendo il significato delle parole, apprenda i suoni che contraddistinguono la lingua madre. Come abbiano fatto a determinarlo, non è dato sapere, ma visto che la notizia è divulgata attraverso libri e riviste scientifiche, acconsentiamo a crederci (...) Tra tutti i rumori che raggiungono il mondo ovattato all'interno della placenta, quello che però colpisce e stimola di più è senza dubbio la musica, giusto per avvalorare un'altra tesi che sostiene che il senso della musica è innato. 

Così abbiamo dato via alle sperimentazioni. 
Per partire abbiamo pensato al classico Mozart, che sortisce un buon effetto calmante. 
Decisamente diverso l'effetto sortito da Vivaldi che, con le 4 stagioni passa da momenti calmi ad altri esagitati. Ma in fondo potevamo immaginarlo: non è il violino lo strumento del diavolo? 
Accantonati subito Tartini e Paganini. 
A seguire abbiamo pensato alla musica celtica, affidata ai flauti del galiziano Carlos Nunez. A parte la prima canzone del CD che in effetti è decisamente indiavolata (Danse Macabre, ovvero la forsennata danza che aveva lo scopo di distrarre la Morte), la piccolina gradiva i passaggi più melodici (in particolare il bellissimo an dro " The Cavern Dance"), per tornare ad agitarsi quando si inserivano, in genere nel finale, le potenti cornamuse. 
Mister Ray Charles, oltre a essere stato un agitatore di folle ( in senso strettamente artistico) pare lo sia anche di "piccole trottole", i ritmi del soul sono poco adatti al riposo, questo è abbastanza chiaro... 
Poi, nonostante le mie insistenze, non sono riuscito a farle ascoltare né i Black Sabbath ( "...e tu vorresti fargli sentire ad una creatura non ancora nata una canzone che si intitola Children of the grave???"...in effetti...), né i più melodici Scorpions ("...Lù, dopo Ray Charles ci manca solo che senta Dynamite e poi esplodo davvero"). 
Alla fine siamo ritornati sulla musica celtica di Loreena McKennit e mentre lei si ondeggiava ai ritmi ipnotici della musa canadese, io...mi sono addormentato. 
Ho sognato un cigno volteggiare nel cielo come in una magica danza per poi atterrare su un palco e trasformarsi in una giovane donna dai capelli corvini. Vestita con un lungo frac (in stile pinguina) dirigeva con una bacchetta d'avorio un' intera orchestra. Mi chiedo se il tutto sia stato in qualche modo influenzato da ciò che avevamo vissuto o se per caso non fosse uno di quei sogni premonitori. 
In qual caso diverrà una direttrice d'orchestra o un'ornitologa?
Ovviamente non credo ai sogni premonitori e comunque ne ornitologa né direttrice d'orchestra, anzi, pare che il risultato sia questo (!):


Che altro dire?
Auguri, mia piccola Arianna!

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