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martedì 3 novembre 2009

Laddove la Ragione fallisce – Parte Quinta


La Storia è fatta di carne e sangue. Ogni cosa viene fatta principalmente per un tornaconto terreno, sebbene esistano le eccezioni, molto rare invero, e soprattutto faccia comodo credere che determinate azioni siano supportate del favore divino.
Questo breve incipit, per chiarire immediatamente la mia linea di pensiero sull'argomento, prima di andare a verificare e a dare dimostrazione attraverso ciò che la Storia dell’uomo narra.

Religione e Pace dunque, questo è il tema del ragionamento odierno. La Religione nel sentire comune dovrebbe invitare gli uomini a vivere in pace e di fatto questa parola è assai utilizzata, quasi inflazionata, sennonché tre il dire e il fare, quando riguarda le cose umane, si interpongono spazi sterminati. Lasciamo perdere le religioni classiche e quelle barbariche dove la guerra assumeva un aspetto divino persino nella sua forma più brutale (Es: Ares) e concentriamoci sulle più diffuse oggi, ovvero quelle abramitiche.
Ares_Canope_Villa_Adriana Il Dio biblico dell’Antico Testamento è per sua definizione, anche se oggi la Chiesa sta rivedendo la Bibbia eliminando il termine, il Dio degli Eserciti. Nella Bibbia spesso vengono esaltate le gesta dei vari condottieri, ma perfino il massacro nei confronti dello stesso popolo eletto, viene giustificato e persino esaltato, vedasi l’eccidio ordinato da Mosè per punire coloro che avevano fuso l’oro per creare l’idolo del Vitello. Ma al di là di tutto, la divinità ebraica è una divinità tribale, e facendo riferimento al solo popolo eletto, lavora per il suo dominio sulle genti. L’impressione che si ha leggendo la Bibbia è che Dio sia la giustificazione alle violenze usate o subite dal popolo che lo ha plasmato.

La Divinità islamica poco si discosta da certi atteggiamenti, anche se a differenza della precedente ha caratteri di universalità. Islam per sua stessa definizione significa “Sottomissione” e , sebbene sia chiaro che tale significato si riferisca alla Divinità e a i suoi precetti, i Cinque Pilastri, non può sfuggire che il diritto-dovere del credente ad adoperarsi per la jihād, ovvero per “l’impegno sulla strada di Dio” comprenda anche quella che viene definita la jihād minore ovvero la difesa contro i nemici dell’Islam. Ecco di nuovo comparire tra i dettami la parola nemico, troppo spesso usato nell'islam come sinonimo di infedele.
Se ne deduce che per l’Islam non può esservi pace fino a che non venga convertito o annientato l’ultimo infedele.
Sulla  religione Cristiana le argomentazioni sul tema si sprecano. Già nei primi secoli di vita di questa religione sorsero contrasti, in genere di carattere teologico che trovarono risoluzione nell'eliminazione fisica dell’avversario, scontri tanto aspri da far sospettare che anche inconsapevolmente il vero scopo dello scontro fosse quello di avere predominio e potere. Già S. Agostino  definì la possibilità di una guerra giusta, tema che fu poi ripreso da S. Bernardo di Chiaravalle che lo inasprì creando il concetto di guerra salvifica (“Chi uccide nel nome di Cristo lavora per Cristo”) meglio conosciuta come Guerra Santa. Se andiamo ad analizzare le Crociate combattute contro le eresie medioevali, nate quasi tutte sul messaggio e sull'ideale pauperistico proposto dai Vangeli in contrapposizione con l’opulenza e la corruzione della Chiesa, non si può non notare che esse trovino giustificazione non tanto per la pericolosità del messaggio che non è eretico (salvo quello dei Catari), ma soprattutto sul fatto che i promotori di tali eresie predicavano senza autorizzazione della Chiesa Romana.
Quindi, più che sui contenuti, come avvenne nei primi secoli, venivano dichiarati eretici coloro che si macchiavano di una sorta di lesa maestà, in altre parole una vera e propria lotta per il controllo del potere. Al fine di giustificare le proprie mire il papato romano non si è mai tirato indietro su nulla.  Abbiamo avuto Papi guerrieri, Papi simoniaci, documenti falsi che attestavano il diritto della Chiesa sui territori dell’Impero (Donazione di Costantino) e chi più ne ha più ne metta. Tra il dire e il fare, come si diceva, tenendo conto che si vuole, contemporaneamente, passare l’esortazione alla pace come  copertura ai traffici terreni, purtroppo sovente macchiati di sangue.


Non posso,  concludendo, non accennare alla superstizione instillata nella popolazione durante i processi di sostituzione degli antichi culti con le nuove credenze che, come un morbo, ha infestato la stessa Chiesa che l’aveva creata tanto da favorire la nascita al suo interno di strumenti che finirono per degenerare divenendo persecutori; o, ancora dell’atteggiamento oltranzista e parimenti oppressivo di coloro che, atteggiandosi a possessori unici della Verità rivelata, non disdegnavano minacce, torture e finanche roghi a coloro che, malgrado tutto, riuscivano a  dimostravano le inesattezze di tale Verità.


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2 commenti:

Ufo1 ha detto...

Sono curioso di sapere come concluderai la serie d'articoli, visto il link in sospeso: "conclusioni".

Una volta non solo la pensavo come te, ma pure combattevo per far sì che lo storico e le riflessioni che porti, siano di larga diffusione. Non ti dico gli scontri, verbali ma anche no, che ho vissuto. I più divertenti erano con il povero incaricato a fornire l'ora di religione (ancora non si era stabilita la libertà di materia alternativa all'epoca), dove con queste e altre argomentazioni, gli ribattevo teoria su teoria. Usando per giunta i suoi testi.

Poi un bel giorno ho capito che religione, deriva dalla parola religere, ovvero unire relegare lo spirito alla divinità. Indagando sul per nuovo termine, scoprii che la storia della religione era segnata da pesanti e sanguinosi momenti. Falsi storici, storture dei fatti ecc.
Però tutti erano da imputarsi ad azioni umane, elementi fanatici intromessi all'interno di un credo, che con forza ed inganno imponevano le regole. Persone piene di paure, paura che quanto in loro conoscenza su materia spirituale, su salvezza dello spirito ma in primis, della morte, gli avrebbero tolto la sicurezza psicologica raggiunta.

I testi religiosi, di qualunque epoca, devono essere letti in chiave personale, vissuti dentro l'animo e non esplosi al di fuori con forza e integralismo. Questo errore ha ucciso il significato di una luce al di là dei sensi, che già gli antichi filosofi cercavano. Ha posto sul piano materiale, temi che non possono per loro natura starci. Giochi facili fintanto la conoscenza dell'umanità era limitata da una scienza non di cattedra, senza regole di confronto, senza dettami di ricerca.

Oggi gli stessi elementi, cambiati di personalità, calcano le moderne scene apparendo grotteschi per quello che sono, lasciando il sapore dell'imposizione, della violenza.

Concordo su quanto dici, ma credo che il soggetto debba cambiarsi. Sono gli uomini autodefinitesi religiosi e non tanto la religione a imbastire trame dalle tinte fosche.

Secondo me... senza per questo volerti imporre nulla, dato che dagli studi e le motivazioni che porti, sei più che sufficientemente edotto su questa tematica, magari forse, potresti essere passato per marxista, che come saprai figlio di rabbino, aveva fondato le basi del suo pensiero proprio per combattere le contraddizioni del pensiero religioso.

Unknown ha detto...

Nel gioco della contrapposizione delle parti è facile passare per quello che non si è, soprattutto oggi, in Italia dove, o sei con o sei contro. Non sono marxista, nè appoggio alcuna ideologia in particolare, reputandole tutte utopiche. Forse ti sorprenderà sapere che non sono neppure ateo. Mi considero invece uno spirito pragmatico, quindi cerco di analizzare in modo disincantato, cercando le motivazioni vere che si celano dietro le azioni o i proclami. Questa serie di articoli erano stati pensati inizialmente come una risposta, peraltro incompleta, che stavo elaborando nell'ambito di una discussione con un lettore che sosteneva l'importanza di tenere distinti ragione e religione. Personalmente, come ho scritto, ritengo la seconda una emanazione della prima, e come suggerisce il titolo, il suo fallimento più grande. Le Conclusioni arriveranno a breve, anche se la parola conclusione non mi piace: il pensiero è elaborazione, concludere è un po' come dichiararsi sconfitti.

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