C'era una volta non molto tempo fa, in un paese vicino, vicino, un uomo, molto, molto ricco, che aveva dei vicini che lui non gradiva, non tanto perché erano cattivi o antipatici, ma perché godevano di un terreno al quale il ricco uomo ambiva.
In principio aveva cercato con essi un accordo, ma ricevuta risposta negativa, quell'uomo ricco e potente decise di far valere le proprie amicizie al fine di ottenere ciò che desiderava. Tali amicizie riguardavano i gendarmi addetti al controllo delle finanze, che l'uomo ricco, pur non avendo di fatto alcun potere, riuscì a farli interessare del suo problema, ovviamente facendo controlli sulle attività dei suoi avversari e dei clienti di questi.
In principio aveva cercato con essi un accordo, ma ricevuta risposta negativa, quell'uomo ricco e potente decise di far valere le proprie amicizie al fine di ottenere ciò che desiderava. Tali amicizie riguardavano i gendarmi addetti al controllo delle finanze, che l'uomo ricco, pur non avendo di fatto alcun potere, riuscì a farli interessare del suo problema, ovviamente facendo controlli sulle attività dei suoi avversari e dei clienti di questi.
Nonostante tale dispiegamento di forze egli non riuscì a ottenere ciò che desiderava, quindi organizzò un sabotaggio degli impianti elettrici così da causare un incendio ai quadri elettrici e mettere in ginocchio i suoi cocciuti avversari.
Non vi dirò come finì la storia ma voglio che proviate a immaginare quest'uomo senza scrupoli. Sarà un mafioso, un camorrista, di certo un padrino di qualche organizzazione a delinquere.
Sbagliato. Quest'uomo altri non è che il fondatore del San Raffaele, il celebre prete unto dal signore, Don Luigi Maria Verzè.
Quest'articolo a memoria di coloro che, cattolici, si ergono a portatori di luce e detentori di etica e di morale. Esagero? No, specialmente se devo rifarmi alle parole di Don Verzè circa la sua opera:
Spero che allora si potrà capire di più anche il valore del San Raffaele, che non è un’opera di don Verzé ma un’evidenza del cristianesimo vissuto non a parole. Solo allora potrò dire che la mia vita non sarà stata vana, che sono stato un buon prete.
Queste parole rilette con il senno di poi sembrano la ricerca di un'autogiustificazione, quasi a voler ribadire che qualunque cosa, anche sbagliata e riprovevole trova giustificazione nello scopo superiore.
Parole pericolose di una persona talmente piena di sé da non accorgersi della propria insostenibile vacuità.
In un certo senso mi ricordano altre parole dette in un altro tempo da un'altra persona altrettanto piena di sé e altrettanto vuota, salvo per la sua superbia:
La Provvidenza ci guida, noi agiamo secondo la volontà dell’Onnipotente. Nessuno può fare la storia dei popoli e del mondo se non ha la benedizione di questa Provvidenza
(Adolf Hitler, Würzburg giugno 1937)
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