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venerdì 8 aprile 2011

Gli indifendibili


Il vicedirettore del CNR, professor De Mattei ha da troppo superato il limite e lo ha superato di troppo. 
Ci tengo a tenere unita la sua persona alla carica che ricopre per un motivo ben preciso che ho già in parte esposto in post precedenti e che brevemente riassumo: ognuno di noi è libero, è una garanzia costituzionale, di esprimere i propri pensieri, ma come qualunque libertà anch'essa ha dei limiti.
Nel caso specifico di De Mattei, il limite è rappresentato dalla carica che egli ricopre, motivo per la quale alle sue parole vengono garantite una eco che altrimenti rimarrebbe circoscritta negli ambienti di qualche pseudo setta di oltranzisti cattolici, come i Legionari di Cristo, nella cui Università privata tra l'altro egli insegna. 
Per spiegarmi meglio faccio un esempio: supponiamo che due persone siano convinti sostenitori della superiorità della propria razza, uno di mestiere fa il barista, l'altro il Presidente di uno Stato. Capirete anche voi che la manifestazione di si tali idee avrebbe implicazioni decisamente diverse. Nel primo caso le conseguenze sarebbero personali: il barista, al più, tacciato di razzismo perderà molti clienti. Nel secondo caso, a cagione del pensiero del Presidente, l'intera nazione che egli guida, subirà lo sdegno dell'intera comunità internazionale che potrebbe anche deciderne l'emarginazione.
Il divario si allarga e le conseguenze peggiorano, poi, nel momento in cui ai pensieri dovessero seguire azioni ad essi riferiti. Cosa accadrebbe oggi se quel Presidente emanasse leggi razziali?
Ecco allora che un approccio pragmatico ci consiglierebbe di soppesare se De Mattei sia in qualche modo utile alla causa del CNR o se la sua presenza e le sue idee che, ribadisco,  hanno peso e risonanza solo per la carica che ricopre, siano in realtà un danno di immagine (per ora) tale da minare profondamente il prestigio dell'istituzione stessa.
Francamente, concordo che ben più gravi, almeno da un punto di vista scientifico, sono le sue idee sulla superiorità del Creazionismo alla teoria dell'Evoluzione, sulle quali già è stato compiuto quello che molti hanno definito un abuso. Tuttavia, il danno di immagine, dovuto all'esposizione delle ributtanti stupidaggini circa la bontà divina come causa delle catastrofi, è stato troppo grande per non gridare allo scandalo. 
Il poveraccio, perché non di altro si tratta, non riesce neppure a tacere dinnanzi alla tragedia che ha visto oltre dieci (forse venti) mila vittime e forse, dico , forse la sua rimozione, più ancora delle insperabili dimissioni sarebbe un dovere. E a questo si assommano anche dichiarazioni razziste omofobe e antistoriche come la caduta dell'Impero Romano voluto da una divinità dai tempi strani, a cagione dei troppi omosessuali.

Tuttavia, il mondo è bello perché è vario e quindi c'è anche chi si prodiga a difendere il De Mattei.. 
Tra le varie testate che potevano impegnarsi in questo acrobatico tentativo non poteva mancare Il Giornale di casa Berlusconi,  e d'altra parte, la nomina politica (non credevate certo che ci fosse qualche merito?) di De Mattei arriva dritta, dritta dalle volontà del centrodestra ed in particolare da quelle dell'allora ministro della Pubblica Istruzione Letizia Moratti che, sempre per uno strano caso,  ai suoi tempi cercò anche di eliminare l'evoluzionismo dalle scuole primarie, per poi dover ritornare, non senza un certo imbarazzo, su suoi passi a seguito delle forti pressioni della comunità scientifica (qui, qui) e della società civile, e sottolineo, civile.
A mettere nero su bianco l'improbabile difesa a De Mattei ci pensa Marcello Veneziani, nell'articolo "Cacciate quello studioso, è un cattolico vero", nell'inconfondibile segno del più nauseante vittimismo cattolico, naturalmente infarcito di menzogne e mezze verità.
Ogni volta che il professor De Mat­tei critica Darwin, l’evoluzionismo e il rela­tivismo, combatte l’aborto e l’eutanasia, e infine sostiene che le catastrofi sono un castigo divino, i difensori della libertà e della tolleranza insorgono indignati non per criticarlo, come è comprensibile, ma per cacciarlo dal Cnr.
Si inizia subito con il mischiare gli ingredienti in modo da confondere il palato. Non mi risulta che si sia richiesto la cacciata di De Mattei per le sue lotte contro aborto ed eutanasia. Se ne richiede la rimozione perché danneggia l'immagine del CNR sostenendo teorie ampiamente confutate dalla scienza e assolutamente non provabili come il Creazionismo, o con dichiarazioni di dubbio gusto e antiscientifiche sui terremoti o, ancora, perché pretende di spiegare la storia attraverso una citazione di un personaggio storico, cattolico e omofobo. C'è una bella differenza che Veneziani non sa, o non vuole cogliere.
La convinzione che le catastrofi siano un segno divino non è una trovata aber­rante di de Mattei o di qualche setta inte­gralista, ma è la fede che ha percorso per millenni non solo la dottrina cattolica, co­me sostiene lo stesso de Mattei, ma le prin­cipali tradizioni religiose del pianeta.
Mettiamola così: la convinzione che le catastrofi siano un segno divino sono trovate delle menti semplici che confondono la spiritualità, a cui la maggioranza degli uomini anela, con la religione che tutto spiega, indipendentemente da quanto integralista tale religione sia e a maggior ragione se integralista è.
Non riesco a pensare un Dio immer­so nella storia che assegna terremoti e sal­vataggi, premi e punizioni. Ma ha ancor meno senso una fede comoda e ruffiana con lieto fine, dove c’è il paradiso ma non c’è più l’inferno, o è vuoto.
Beh, dico io, prima di scrivere sarebbe opportuno che Veneziani decidesse da che parte stare. Anche perché non vi è fede più ruffiana del Cristianesimo.
Ma che Veneziani sia confuso lo si evince dalla parte conclusiva dell'articolo per cui, come solito fare dal pseudo giornalismo della testata per cui scrive, si tenta di  demonizzare l'avversario per giustificare le proprie castronerie.
Ma dove va a parare Veneziani? Confronta le stupidaggini integraliste di De Mattei con quelle di un film di fantascienza! 
È uscito in questi giorni un film terribile, «Non lasciarmi», dove un gruppo di cloni umani viene allevato per fornire pezzi di ricambio all’umanità. Dopo gli espianti d’organi, le loro giovani vite «completa­no » il loro corso, cioè muoiono. Ma quei cloni sono ragazzi e hanno emozioni, pen­sieri, amori, anima. A pensarci, quel Dio crudele che manda catastrofi per liberare dal peccato è come quella Scienza crudele che manda a mori­re le sue creature per liberare dalle malat­tie.
Quando l'ho letto stentavo a crederci. Ma davvero Veneziani crede in quello che scrive (invero, verrebbe da chiedersi se pensa prima di farlo, ma tant'è)? 
Ma davvero pensa di poter convincere qualcuno operando un confronto tra la triste e demoralizzante realtà dei pensieri di De Mattei e la sceneggiatura di un film di fantascienza? O meglio, davvero pensa di poter convincere qualcun altro che non sia parte di coloro che credono che un insieme di libri scritti oltre due millenni or sono da un popolo seminomade, sia da leggere ed interpretare in maniera letterale?
Che senso ha, partendo da queste basi di cartapesta, la oltretutto sgangherata conclusione:
Anche lo scientismo ateo ha le sue vitti­me ed esige, come il Dio del Vecchio Testa­mento, di sacrificare Isacco in suo nome. Che dite, cacciamo pure i ricercatori che credono nella Scienza assoluta, o più sag­giamente puniamo le violazioni ma non le convinzioni?
Dimostri in primo luogo, il signor Veneziani dove, quando e come, al di là dei film di fantascienza, lo scientismo ateo, tutt'altro privo di valori morali e di etica, avrebbe richiesto vittime sacrificali con il beneplacito della comunità scientifica e poi, magari, spieghi al mondo per quale strano motivo la scienza dovrebbe cacciare ricercatori scientifici convinti che le risposte vadano trovate per l'appunto nella scienza stessa. 
Se mai riuscisse nella, questa sì, titanica impresa, potrei suggerire, nel suo stile, anche di spiegare come mai quando un religioso propende per le ragioni scientifiche (che il preservativo sia il metodo migliore per evitare malattie sessuali ad esempio) rispetto alle ottusi direttive delle autorità religiose, questi rischi l'allontanamento o la scomunica.

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