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venerdì 8 ottobre 2010

Fisichella risponde

Monsignor Fisichella

Mi hanno segnalato che Mons.Fisichella ha risposto con una lettera al settimanale "Oggi" ad un lettore che gli chiedeva il perché della giustificazione alla bestemmia pronunciata dal Premier Italiano nella ormai arcinota quanto squallida barzelletta su Rosy Bindi.
Il testo completo della lettera l'ho trovato qui ma la riporterò parzialmente estrapolando alcune frasi che a mio avviso meritano di essere soppesate.
Innanzitutto, il Vescovo conferma tutto ma ci tiene a spiegare cosa intende per contestualizzazione, facendo distinzione tra "Bestemmia" e "Imprecazione".

La prima è dunque il
proferire contro Dio,  interiormente o esteriormente, parole di odio, di rimprovero, di sfida, nel parlare male di Dio, nel mancare di rispetto verso di Lui e nell'abusare del Suo nome
Mentre la seconda
 senza intenzione di bestemmiare, è però inserito il nome di Dio.
In pratica
Perché la bestemmia sia peccato, è necessario vi sia anche il deliberato consenso di voler offendere Dio e la piena avvertenza di quanto si sta facendo. Così, mentre il contenuto è sempre grave, non sempre la persona che bestemmia pecca .
Personalmente in questa ultima frase ci trovo una serie di incongruenze e di contraddizioni. Nella definizione di bestemmia iniziale Mons. Fisichella non inserisce alcuna deroga, e sembra che il finale della barzelletta di Berlusconi risponda pienamente alla mancanza di rispetto e all'abuso del nome di dio.
Ora apprendiamo che, per l'alto prelato, il Premier non aveva avvertenza di quanto faceva e nella sua frase non c'era deliberato consenso nell'offendere Dio.
Mi piacerebbe avere qualche specifica in più su quel "e", perché, che non ci fosse deliberato consenso è ovvio: Berlusconi voleva burlasi della Bindi non di dio, ma che non avesse avvertenza di quanto stava facendo, al di là del fatto che  il monsignore dovrebbe per lo meno spiegare da dove deriva tanta sicurezza , è cosa piuttosto preoccupante per un soggetto che dovrebbe governare un Paese.
Inoltre, a logica, visto anche la consecutio, la terza frase riportata dovrebbe in realtà specificare meglio il concetto di imprecazione; in altre parole, la terza frase dovrebbe essere corretta nella sua parte iniziale con  "Perché l'imprecazione diventi bestemmia" e finire con "non sempre la persona che impreca pecca".
In tal caso la bestemmia sarebbe sempre peccato, mentre, perché l'imprecazione  lo diventi, occorrerebbero determinate condizioni.
Tuttavia, correggere il pensiero altrui ha senso solo in un dibattito e, poiché questo non lo è e dubito lo possa divenire (certamente Mons. Fisichella non è tra i pochi lettori di questo blog), diamo conto che per il prelato bestemmiare non è sempre peccato e teniamoci i nostri dubbi.
Dubbi che invece si dipanano quando si cerca di verificare la posizione ossequiosa del prelato nei confronti del capo del Governo.
Se infatti occhi biechi possono intravvedere le prime avvisaglie nella strenua, quanto fumosa, difesa del concetto di "contestualizzazione", le certezze si formano via via nel proseguo della lettera:
Ma in un momento così critico per tutti ci si aspetta anche un po’ di serietà di fronte ai veri problemi, non la rincorsa strumentale allo scandalismo di un giorno.
La frase benché veritiera è piuttosto "banalotta", giacché la serietà di fronte ai veri problemi ce li si aspetta non tanto dalla stampa scandalistica, quanto dal Premier. Che l'opposizione sia perduta nella povertà delle lotte intestine e non sappia attaccare il Presidente del Consiglio se non attraverso lo scandalo è miseramente palese, tuttavia non si può criticare colui che biasima e contemporaneamente assolvere colui che pecca (in senso non esclusivamente religioso). Anche perché di scandali giornalieri, in scandali giornalieri, questo Governo è di fatto scandaloso.
Ma per Monsignor Fisichella ad essere poco seria è, incredibilmente, la vera vittima della situazione: l'on. Rosy Bindi che ha avuto la faccia tosta di accusarlo di relativismo, quando, cercando di difendere il premier, ha parlato di contestualizzazione. Infatti dichiara:
Rosy Bindi , senza conoscere il mio giudizio sulla barzelletta di Berlusconi e come agisco in queste situazioni, mi ha criticato in modo maldestro, giudicandomi un relativista che deroga al secondo comandamento per difendere i potenti! Non le rispondo per serietà.
Per  Fisichella, dunque, la Bindi senza conoscere come egli agisce in certe situazioni  lo ha accusato ingiustamente, mentre lui, senza conoscere il consenso e la piena avvertenza di Berlusconi, sebbene non sia chiaro da cosa egli possa dedurlo, lo ha assolto giustamente!
Una logica sopraffina!

Poi, il gran finale:
Certo, avendo buona memoria, mi sorgono tre domande: è peggio dire un’insulsa barzelletta condita da un’imprecazione, o presentare una legge contro la famiglia e pro nozze gay? Salvare la vita di Eluana o preferire l’eutanasia? Migliorare la legge sull’aborto o favorire la RU 486?
Alla faccia di coloro che dichiarano di non fare politica e di non voler interferire con la laicità dello Stato!
Quindi ben vengano coloro che non hanno rispetto di dio, a patto che si adoperino nel sostenere le politiche, e non solo, della Chiesa.
Non mi stupisce che nel suo pudore Monsignor Fisichella non abbia ricordato l'ignobile parificazione delle scuole private cattoliche con quelle pubbliche, l'esenzione di tasse e imposte degli enti legati alla Chiesa e il tagli in tutto il settore scolastico tranne che per gli insegnanti di religione...

1 commento:

Anonimo ha detto...

Questo pretazzo mi ricorda i vescovi in servizio presso le corti reali asserviti al monarca, pronti a intercedere presso il papa per far loro ottenere ciò che volevano...
Dentro le chiese si promana profumoi d'incenso ma quando entrano loro il bouquet cambia diviene sgradevole.

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