E' naturale: quando accade qualche cosa di straordinario, e per straordinario intendo che esula dai canoni della normalità, la nostra attenzione viene attirata come ferro da una calamita. Lo possiamo notare in disparate situazioni. Pensiamo alla vela, ad esempio, quando milioni di spettatori totalmente ignoranti della pratica velista rimanevano incollati dinnanzi al piccolo schermo per vedere quale imbarcazione arrivava prima al giro di boa, tra una randa cazzata e uno spinnaker rigonfio. Oppure durante le manifestazioni olimpiche dove c'è gente che rimane incollata alla TV seguendo il curling o il tiro con l'arco (con tutto il rispetto per queste discipline).
Ovviamente avviene la stessa cosa anche quando ad attirare l'attenzione non è una cosa tutto sommato piacevole, ma addirittura raccapricciante. In questi casi parliamo di morbosità; in altre parole riteniamo che il sentimento destato sia di certo eccessivo, abnorme se non addirittura patologico.
Eppure per quanto ci si scandalizzi, se c'è un incidente, rallenta anche la fila non coinvolta, perché è fondamentale vedere, conoscere. Anche i disinteressati o i frettolosi, con la coda dell'occhio, danno una rapida e spesso inutile occhiata. Trattenersi è un'impresa, non un fatto naturale.
Davanti alla Tv, per la tragedia di Sarah Scazzi pare ci fossero quattro milioni di persone; quattro milioni di coscienze che non hanno neppure pensato di cambiare canale: in fondo molti di loro non stavano facendo altro che attendere conferma della tragedia che veniva delineandosi tra fughe di notizie, dispacci e smentite.
Eppure vi sono state violente polemiche, del perché si è continuato, del perché la telecamera zumava sul volto della madre della povera ragazza.
A mio modestissimo parere bisognerebbe andare a verificare il perché la società ricerca determinati format, e intendiamoci, "Chi l'ha visto?" ha fatto esattamente ciò per cui è stato creato, o meglio ancora, se è vero che la società domanda o se l'offerta è in qualche modo imposta.
A primo avviso potrebbe sembrare la vecchia storia dell'uovo e della gallina: chi è il responsabile dell'attuale palinsesto televisivo, la domanda della gente o l'offerta degli editori?
La risposta a parer mio è meno complicata di quello che sembra: dato per scontato che vi sono degli studi approfonditi per capire come attirare l'attenzione della gente ne consegue che l'editore va a colpo sicuro affidandosi all'interesse morboso, sebbene in realtà non vi sia esplicita domanda.
In altre parole nessuno si augurerebbe mai di vedere certe scene in TV, anche perché credo nessuno sia così cinico da augurarsi che degli avvenimenti finiscano in tragedia. Tuttavia, poiché il comportamento umano è noto, tali tragedie ci vengono propinate e, come prevedibile, al di là delle voci scandalizzate un po' ipocrite e un po' moraliste di taluni, trovano riscontro nella nostra attenzione, tanto che, di fatto, nessuno o ben pochi cambiano canale, mentre tanti, attirati, giungono per rimanervi.
In fondo senza scomodare le tragedie, da Vermicino a Cogne, fino ad arrivare alla triste vicenda di Sarah, basta pensare al successo di trasmissioni che definirle idiote sembrerebbe farne apologia, come Voyager, Mistero e affini, all'interno delle quali si cercano risposte assurde a quesiti che spesso non esistono o non esistono più perché risolti da tempo.
Pur essendo fuffa attirano, perché il complotto (o il mistero) attira, è suadente, semplicistico e diretto, mentre le spiegazioni scientifiche sono noiose e, spesso, difficili da interpretare e comprendere.
Ritornando alla cronaca nera è evidente che sia l'offerta a fare la domanda: da un'inchiesta di Repubblica emerge infatti che a parità di fatti criminali, i principali TG dedicano l'11% dello spazio a disposizione, contro l'8% della BBC, il 4% della Spagna e il 2% di Francia e Germania.
Inoltre anche l'approccio alla notizia è decisamente diversa: mentre negli altri Stati occidentali la notizia viene contestualizzata ovvero viene usata per aprire un dibattito appunto sul contesto, in Italia spesso è utilizzata per "serializzare": improvvisamente infatti vengono alla luce casi analoghi, che ben inteso c'erano anche quando i riflettori puntavano su un'altra parte.
Personalmente vista l'altissima ingerenza della politica nelle linee editoriali, basti pensare all'anomalia per cui il Presidente del Consiglio è proprietario delle tre principali reti private (Mediaset), oltre che di un numero cospicuo di testate, tra quotidiani, settimanali e mensili, ritengo che spesso la cronaca nera sia utilizzata in modo ambiguo per dirottare l'attenzione su altro.
Qualcuno (se non ricordo male David Parenzo alla Zanzara su Radio 24) ha detto che solo sotto regime la cronaca nera veniva taciuta per dare l'impressione di totale controllo e di sicurezza. Vero in parte, perché la cronaca nera veniva utilizzata in una misura e con modalità tali da esaltare l'operato del Governo.
I tempi cambiano, probabilmente il giornalista non se n'è accorto: oggi non è più possibile tacere perché l'informazione corre più veloce di qualsiasi censura, motivo per cui è meglio focalizzare l'attenzione su taluni temi si da rendere meno visibili altri più scomodi.
Di fatto poi è un fiorire di trasmissioni di pseudo approfondimento la cui serietà è facilmente deducibile dagli ospiti invitati e da come essi vengano utilizzati (in genere una combriccola di volti noti meglio se rissaioli e qualche esperto vero che deve lottare per rintuzzare la marea di castronerie), quelle si voyeuristiche e morbose, basate su un'informazione di serie zeta fatta di illazioni, ipotesi campate e sentenze da popolino: se vogliamo la gogna mediatica.
Per concludere non possiamo far altro che accettare una cosa lapalissiana, ovvero che la morbosità esiste ed è insita in ognuno di noi. Spesso neppure ci si accorge di essere morbosi fino a che condotti da semplice curiosità non si finisce dentro un vortice da cui poi è difficile uscire.
Si finisce o si è condotti, ben inteso, perché di questi tempi il viatico è per così dire telecomandato: in fondo a far concorrenza a certi programmi vi è il nulla di film visti e rivisti di palinsesti sempre più poveri di idee e contenuti.
Se è vero che il telecomando lo abbiamo in mano noi, è vero anche che in alcuni casi vi è solo un tasto davvero utile:
Davanti alla Tv, per la tragedia di Sarah Scazzi pare ci fossero quattro milioni di persone; quattro milioni di coscienze che non hanno neppure pensato di cambiare canale: in fondo molti di loro non stavano facendo altro che attendere conferma della tragedia che veniva delineandosi tra fughe di notizie, dispacci e smentite.
Eppure vi sono state violente polemiche, del perché si è continuato, del perché la telecamera zumava sul volto della madre della povera ragazza.
A mio modestissimo parere bisognerebbe andare a verificare il perché la società ricerca determinati format, e intendiamoci, "Chi l'ha visto?" ha fatto esattamente ciò per cui è stato creato, o meglio ancora, se è vero che la società domanda o se l'offerta è in qualche modo imposta.
A primo avviso potrebbe sembrare la vecchia storia dell'uovo e della gallina: chi è il responsabile dell'attuale palinsesto televisivo, la domanda della gente o l'offerta degli editori?
La risposta a parer mio è meno complicata di quello che sembra: dato per scontato che vi sono degli studi approfonditi per capire come attirare l'attenzione della gente ne consegue che l'editore va a colpo sicuro affidandosi all'interesse morboso, sebbene in realtà non vi sia esplicita domanda.
In altre parole nessuno si augurerebbe mai di vedere certe scene in TV, anche perché credo nessuno sia così cinico da augurarsi che degli avvenimenti finiscano in tragedia. Tuttavia, poiché il comportamento umano è noto, tali tragedie ci vengono propinate e, come prevedibile, al di là delle voci scandalizzate un po' ipocrite e un po' moraliste di taluni, trovano riscontro nella nostra attenzione, tanto che, di fatto, nessuno o ben pochi cambiano canale, mentre tanti, attirati, giungono per rimanervi.
In fondo senza scomodare le tragedie, da Vermicino a Cogne, fino ad arrivare alla triste vicenda di Sarah, basta pensare al successo di trasmissioni che definirle idiote sembrerebbe farne apologia, come Voyager, Mistero e affini, all'interno delle quali si cercano risposte assurde a quesiti che spesso non esistono o non esistono più perché risolti da tempo.
Pur essendo fuffa attirano, perché il complotto (o il mistero) attira, è suadente, semplicistico e diretto, mentre le spiegazioni scientifiche sono noiose e, spesso, difficili da interpretare e comprendere.
Ritornando alla cronaca nera è evidente che sia l'offerta a fare la domanda: da un'inchiesta di Repubblica emerge infatti che a parità di fatti criminali, i principali TG dedicano l'11% dello spazio a disposizione, contro l'8% della BBC, il 4% della Spagna e il 2% di Francia e Germania.
Inoltre anche l'approccio alla notizia è decisamente diversa: mentre negli altri Stati occidentali la notizia viene contestualizzata ovvero viene usata per aprire un dibattito appunto sul contesto, in Italia spesso è utilizzata per "serializzare": improvvisamente infatti vengono alla luce casi analoghi, che ben inteso c'erano anche quando i riflettori puntavano su un'altra parte.
Personalmente vista l'altissima ingerenza della politica nelle linee editoriali, basti pensare all'anomalia per cui il Presidente del Consiglio è proprietario delle tre principali reti private (Mediaset), oltre che di un numero cospicuo di testate, tra quotidiani, settimanali e mensili, ritengo che spesso la cronaca nera sia utilizzata in modo ambiguo per dirottare l'attenzione su altro.
Qualcuno (se non ricordo male David Parenzo alla Zanzara su Radio 24) ha detto che solo sotto regime la cronaca nera veniva taciuta per dare l'impressione di totale controllo e di sicurezza. Vero in parte, perché la cronaca nera veniva utilizzata in una misura e con modalità tali da esaltare l'operato del Governo.
I tempi cambiano, probabilmente il giornalista non se n'è accorto: oggi non è più possibile tacere perché l'informazione corre più veloce di qualsiasi censura, motivo per cui è meglio focalizzare l'attenzione su taluni temi si da rendere meno visibili altri più scomodi.
Di fatto poi è un fiorire di trasmissioni di pseudo approfondimento la cui serietà è facilmente deducibile dagli ospiti invitati e da come essi vengano utilizzati (in genere una combriccola di volti noti meglio se rissaioli e qualche esperto vero che deve lottare per rintuzzare la marea di castronerie), quelle si voyeuristiche e morbose, basate su un'informazione di serie zeta fatta di illazioni, ipotesi campate e sentenze da popolino: se vogliamo la gogna mediatica.
Per concludere non possiamo far altro che accettare una cosa lapalissiana, ovvero che la morbosità esiste ed è insita in ognuno di noi. Spesso neppure ci si accorge di essere morbosi fino a che condotti da semplice curiosità non si finisce dentro un vortice da cui poi è difficile uscire.
Si finisce o si è condotti, ben inteso, perché di questi tempi il viatico è per così dire telecomandato: in fondo a far concorrenza a certi programmi vi è il nulla di film visti e rivisti di palinsesti sempre più poveri di idee e contenuti.
Se è vero che il telecomando lo abbiamo in mano noi, è vero anche che in alcuni casi vi è solo un tasto davvero utile:
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