In Italia la scuola è vista come una spesa, non come il luogo dove si plasma il futuro della nazione.
Beninteso, la critica non va solo ai governi ciechi che si alternano, ma anche alla mentalità di molti insegnanti, che stando ad alcune interviste viste al Tg a seguito delle manifestazioni contro il precariato, parlano del loro lavoro in modo a mio avviso indegno.
Nemmeno la mia personale esperienza scolastica mi permette di assolvere il corpo insegnante, spesso impreparato se non, in alcuni casi, nemmeno capace di esprimersi correttamente.
Non è tuttavia questo ciò di cui voglio parlare e mi perdonerà il lettore questa breve divagazione.
Lo scorso anno, ad esempio, era sorta la polemica sull'opportunità che l'ora di religione (Cattolica e non inter religiosa, sia chiaro), facoltativa, potesse concorrere al voto sull'operato dell'alunno e fornire crediti scolastici. La Gelmini vinse la sua battaglia, sebbene la sentenza del Consiglio di Stato sottolineasse il fatto che per una questione di parità, lo stato dovesse garantire materie alternative a quegli studenti che decidevano di non avvalersi dell'approfondimento religioso cattolico:
La mancata attivazione dell'insegnamento alternativo può per tanto incidere sulla libertà religiosa dello studente o delle famiglie, e di questo aspetto il Ministro appellante dovrà necessariamente farsi carico.
Non ci vuole un genio per immaginare che il Ministro non ha messo lo stesso impeto per risolvere questa disparità. La scusa è che non ci sono fondi: tranne per l'ora di Religione naturalmente.
Infatti, sempre a difesa del Cattolicesimo, il Ministro della Pubblica Istruzione venne accusata poco tempo dopo e a ragione, di aver operato tagli ovunque tranne che nella materia religiosa, dove si ricorda la maggior parte del corpo insegnante viene deciso dalla Curia, sebbene sia pagata con i soldi dei contribuenti tutti.
Ma veniamo al dunque: la Gelmini dichiara che:
La lettura della Bibbia nelle scuole è un'iniziativa a cui sono favorevole come ministro, come credente e come cittadina italiana.
In linea di massima sarei favorevole anche io, se il testo fosse analizzato da un punto di vista storico, filosofico e filologico. In altre parole se fosse studiata in modo scientifico, si da evidenziare ad esempio, quanto il testo biblico attinga dalle culture mesopotamiche o di Ugarit, del substrato mitologico fatto di mostri in seguito sapientemente mascherati, di come non siano inattendibili certi passaggi storici o come vadano letti ed interpretati altri.
Mi rendo conto però che ciò sarebbe sostanzialmente un'utopia, pertanto come non credente ma come cittadino italiano ritengo che vi siano altri testi ben più fondamentali per la formazione culturale di uno studente.
Continuiamo.
La scuola deve istruire i ragazzi ma deve anche formare dei cittadini responsabili e degli adulti consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri. Questo insieme di valori e insegnamenti, nel mondo occidentale, è rappresentato dalla tradizione cristiana.
Che la scuola abbia il dovere di formare buoni cittadini è lapalissiano, ma la materia che dovrebbe occuparsene si chiama "Educazione Civica" non "Religione". I diritti e i doveri di un buon cittadino non c'entrano nulla con la dottrina, né con la tradizione cristiana, binomio questo che sento troppo spesso in bocca a certi politici, sebbene non ne venga mai data una definizione soddisfacente.
Anzi per dirla tutta non danno proprio alcuna definizione e a questo proposito visto che la Gelmini collega i doveri e i diritti dei cittadini con la tradizione cristiana, sarebbe interessante sapere cosa è per lei questa benedetta tradizione.
(...)è quindi importante che i nostri figli, nel bagaglio di conoscenze che la scuola deve garantire loro, possano incontrare fin da subito un testo che ha determinato la nascita della civiltà in cui viviamo e che parla ai cuori e alle coscienze di tutti
E qui scadiamo abbondantemente nel ridicolo. Contestabile il fatto che il cristianesimo abbia l'esclusiva della genesi della civiltà in cui viviamo e presuntuosa è l'idea che la Bibbia parli ai cuori e alle coscienze di tutti.
Se la Buona Novella potrebbe avere una valenza oggettivamente universale almeno su alcuni insegnamenti, la Bibbia nel suo insieme è un libro che alterna momenti di poesia a dettami che farebbero inorridire chiunque si fregi dell'idea di appartenere ad una civiltà. Racconta di un dio crudele, egoista, presuntuoso, sanguinario e sadico, molto in linea con le divinità delle epoche in cui l'Antico Testamento fu redatto, ma impresentabili oggigiorno (ed infatti benché ritenuti canonici, molti passi non vengono mai citati nella liturgia perché sarebbero fonte di imbarazzo). Proseguiamo:
l'Occidente è stato edificato sugli insegnamenti del cristianesimo ed è impossibile, senza comprendere questa presenza, studiare la sua storia, capire la filosofia, conoscerne l'arte e la cultura (...nè si può...) dialogare e confrontarsi in modo proficuo con le altre culture
In gran parte vero, basti pensare all'immenso patrimonio artistico ispirato al Cristianesimo. Totalmente infondato e del tutto pretestuoso il fatto che occorra comprendere il Cristianesimo per dialogare con altre culture. Essere religioso non è la condicio sine qua non per un confronto con altre culture. Semmai, a volte, è vero il contrario.
Il ministro conclude dicendo che:
In una fase della storia che richiede il più ampio sforzo per sconfiggere l'odio, dobbiamo fare in modo che i nostri giovani siano consapevoli della propria identità per potersi confrontare con le altre e crescere e vivere nel rispetto reciproco.
Sfugge alla Gelmini che l'odio, che ha radici profonde nella storia, si manifesta o trova la sua scusante proprio nella Religione.
Ancora pretestuoso e, a mio avviso, inaccettabile che un Ministro della Repubblica, chiamato a governare tutti i cittadini senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, si senta in dovere di dare un'identità precisa ai giovani attraverso la religione imponendone una in modo discriminatorio.
Alla scuola spetta il compito di insegnare la cultura, non quello di formare coscienze.
2 commenti:
Tutti siamo chiamati alla santità poi ogni'uno
di noi dispone del suo libero albitrio,
e non ascolta la chiamata.
antonio bonario.
Tutti siamo chiamati a essere buoni cittadini, rispettando le incombenze dei doveri e i limiti dei diritti. Essere buoni od essere giusti non significa per forza essere santi. Anzi se andiamo a vedere la storia di molti santi, non erano né buoni, né giusti.
Se poi per santi, si intende adoperarsi per imporre una religione, non posso che rispondere: no grazie.
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