Ad Expando

venerdì 13 maggio 1994

L'orco

 


Io sento
L’inquieto pulsare
Del cuore del cervo.

Un’ombra
S’allunga,
D’oscura violenza
Si scuotono maligne
Le fronde.

Furore!

Dall'antro
Un grido devasta:
Il suon ne rimbomba
A destra
A manca

Sfugge il sicuro rifugio

Sibila il vento
Un muggito ‘sì roco
M’assale…
… ma è la luce
Che arriva
Sul mio caldo ansimare,

Ed è pace.


Dubai, 13 maggio 1994








mercoledì 20 aprile 1994

La Città Abbandonata

 



Devasta
Il sangue
Che aita chiedeva
Rosso
Nell’albedine mattutina

Agonizzano
Ansimanti respiri,
Speranze
Divenute farfalle
Volano via
Tra le scie infuocate
Come corde sottese
Sui plumbei cieli
Del necrologio

Si assista, dunque
Al macello fratricida
Davanti all'occhio senza cuore

Tenebre coprono tenebre

E intanto come un sogno assurdo
Goradze
Sta morendo





Seregno (MI), 20 aprile 1994






sabato 25 dicembre 1993

Il Mare della Vita



Se credi che il momento sia infine arrivato

Nessun grido, per quanto forte,
Potrà mai reprimere quella voce che ti scuote dentro.
A che servono quindi i consigli, le raccomandazioni
O finanche le minacce?

A niente, certo se colui che ascolta ha già deciso;
Forse a qualcosa se le parole servissero
A rompere definitivamente un guscio di vita tropo vecchio
Affinché quella nuova vita che freme per essere, sia.

Salpa dunque con la tua nave, per il mare della vita.
Troverai tempeste
E bonacce intralceranno il tuo viaggiare.
Poche volte i venti gonfieranno le tue vele
Per spingerti laddove si erge la tua meta.
Appariranno pirati
E scaltri mercanti incontrerai sulla tua rotta.
Ti parrà, fuggiasca illusione

Di scorgere tritoni cavalcare le onde orgogliose:
Guardati da loro, meraviglie dell’irreale.
Nelle notti quiete e limpide
Surreale preannuncio di mareggiate
Distogli il tuo sentire dal canto adulante delle sirene,
Invero viscide arpie:
Quelle voci che dapprima ti cullano
Sono artigli che dopo dilaniano.
Guardati dalle nubi del cielo
Dalle onde e dagli abissi che esse celano.
Vinci le correnti impetuose
Che governano i sette mari,
Scovane i tesori sepolti,
Sebbene il cuore sussurrando mi svela
Che mai l’oro ha brillato come il sole
Né l’argento come la luna
Riflessa sulle quiete acque.
E non dimenticare mai che un giorno dovrai attraccare,
Un giorno forse
Più vicino di quanto la tua lungimiranza possa immaginare
Ivi ricorda:
E’ dell’amico biasimare la follia di un amico
E giudicando
Che il sorriso della verità è un ghigno
Per coloro che guardano con occhi torvi.

Questo è il mare.
Esso molto dona, molto pretende e nulla perdona.
Non tentare di vincerlo, poiché, invero mai potrai.
Cercane invece il segreto
Nei meandri della tua saggezza
Cerca, ama, e infine troverai.

Questa è la Legge
O forse soltanto il mio sapere.

Ma dunque va
Il mare della vita aspetta
Terre vergini ti attendono
Va e tanti auguri, sorella mia,
Cuore ribelle
Anche per questo giorno di effimera bontà.



Seregno (MI), 25 dicembre 1993






giovedì 16 dicembre 1993

Inverno


Dei sempreverdi guardiani
Dei monti,
Il solitario respiro
Corale
Che scuote
Il cielo

E l’universo
Ricomincia
A morire.


Seregno (MI), 16 dicembre 1993





venerdì 3 dicembre 1993

A Giuseppe Ungaretti



Increspatura del silenzio!


Ho rotto
Il respiro
Dell’attimo immortale
Bevendo la mia luce
Da un calice di tenebra

IO,
DIO

Il niENTE


Esalazione


Bestemmia del creato
Ho divelto l’arpa

Io sono
Colui che scava
Le parole
Dall'abisso

Nient’altro che un verme
Che rode il tuo cadavere,

O Magister


Dubai, 3 dicembre 1993





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