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lunedì 16 maggio 2011

Se il matrimonio è divenuto un costo


Un titolo così avrebbe meritato un post molto sostanzioso, che mettesse in luce le tante marchette che lo Stato Italiano paga alla Chiesa Romana, non ultima i 4 e rotti milioni di euro sborsati per i festeggiamenti del fu Giovanni Paolo II. In realtà, con il Pc ancora fuori uso e il poco tempo a disposizione mi tocca limitare il tutto a una considerazione fatta su una notizia presente oggi su Corriere.it, relative agli aumenti, e più in generale agli alti costi, che interessano la cerimonia del Matrimonio.
Federconsumatori propina dei dati che rendono la cerimonia un vero e proprio investimento a perdere con costi che possono arrivare anche a oltre 55.000 € come da tabella sottostante dove, l'associazione citata, mette a confronto il range di costi di un matrimonio tradizionale con circa un centinaio di invitati, mettendo in risalto i relativi aumenti tra 2010 e 2011 (alla faccia dell'inflazione "percepita") e riporta un ipotesi di costi per un matrimonio che più che "Low cost" è un vero e proprio "Fai da Te".
cliccare per ingrandire

Ravviso la mancanza  dalla tabella, la bustarella che si lascia in parrocchia per la cerimonia, giacché, per uno strana evoluzione degli usi, quello che dovrebbe essere un dovere religioso (somministrazione dei sacramenti) è divenuto nel tempo un mero lavoro che cui deve essere corrisposta parcella.
Tralasciando queste maliziose considerazioni, rimane il fatto che l'impegno per unire anime nel sacro vincolo è divenuto a tutti gli effetti un salasso che non tutte le coppie possono permettersi e, forse, uno dei motivi che concorrono al calo dei matrimoni.
Certo, ci sarebbe da obiettare che un buon cristiano non dovrebbe cadere nel consumismo che gira attorno al matrimonio (così come per Battesimo, Natale, Comunione, Cresima e persino nell'estremo addio), che sposarsi non significa passare una giornata vestiti da principessa lei e da maggiordomo lui ma che il rito ha un significato più profondo.
Già, in fondo il vero matrimonio dovrebbe essere una somma di sentimenti non di costi.
Al solito, sarà tutta colpa del relativismo imperante (qualunque cosa voglia dire...tanto è relativo!).

Errata-corrige:
Il titolo del post doveva essere "Se la religione costa troppo": per qualche strano motivo dovuto, credo, alla manutenzione della piattaforma di Blogger, non ha preso la modifica prima della pubblicazione. La segnalazione è doverosa, più che altro perché, a mio avviso, con il titolo non modificato l'incipit dell'articolo perde totalmente di significato.

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