Lunedì ore 16 e qualche minuto, nel dirigere il traffico del piazzale, dinnanzi al magazzino spedizioni, finisco per farmi male: schiacciamento del piede da un numero imprecisato di quintali. Mi reco al pronto soccorso, accompagnato e aiutato da un collega cui spetta di diritto il premio "buon samaritano dell'anno" e appurato, dopo le lastre di rito, di avere le ossa del piede rivestite di adamantio (alla Wolverine per intenderci), vengo dimesso con un bel emistivaletto a causa di una sospetta lesione dei tendini del 3,4,5 dito.
Il dottore di turno mi chiede come mi sono fatto male e appura che si tratta, come ovvio, da incidente sul lavoro.
Il dottore di turno mi chiede come mi sono fatto male e appura che si tratta, come ovvio, da incidente sul lavoro.
Mi raccomanda di farlo notare al medico che mi visiterà in seguito, per intanto lui inizia a scriverlo sulla prima richiesta di rx.
Iniziamo con il dire che la suddetta richiesta riporta "piede sx" dove sx sta per sinistro, mentre il piede infortunato, come dimostrato dalle violacee ecchimosi da schiacciamento, è quello sinistro.
Nonostante l'evidenza devo insistere, in radiologia, per non farmi fare le lastre al sinistro, spergiurando sulle corna di Cernunnus che quel piede non è stato coinvolto nell'incidente.
Fortunatamente la radiologa mi ascolta.
Poco dopo vengo chiamato per la visita ortopedica: stesso studio di prima, alla presenza dello stesso dottore.
Di nuovo racconto la dinamica dell'incidente, specificando trattasi di infortunio sul luogo di lavoro.
Risultato:
- Sul foglio di dimissioni non viene specificato che si tratta di infortunio sul lavoro
- sull'impegnativa dei farmaci sbaglia a riportare il mio codice fiscale
- sulle due impegnative per la rimozione del emistivaletto e per la prenotazione di una risonanza magnetica specifica di nuovo che il piede è il sinistro
Oggi telefono al numero verde del servizio di prenotazione esami della Regione Lombardia, dopo 5 minuti a dare ogni dato possibile immaginabile, mi viene comunicato che se devo togliere quel benedetto stivaletto nella data indicata dal medico devo recarmi al CUP dell'ospedale dove mi hanno medicato.
Faccio notare e invito a tenere bene a mente che CUP significa Centro Unico Prenotazioni.
Unico.
Ad ogni modo armandomi di pazienza, non a caso il malato si definisce "paziente", mi faccio dare uno strappo a Monza e con le stampelle e un bel po' di fatica arrivo al centro informazioni, dove mi indicano che il CUP si trova al piano terra del settore B. Dalla parte opposta rispetto a dove mi trovo.
Oppresso dal caldo, dal piede che mi pulsa e dalla malandata schiena che fatica a tenere il peso sbilanciato, giungo a questo Unico Centro di Prenotazione. Mi avvicino a un distributore di biglietti che suddivide i pazienti in base a precise caratteristiche: chi paga, chi è esente, donne incinte e diversamente abili (il cui accostamento un po' mi infastidisce sebbene pragmaticamente parlando è funzionale).
Aspetto il mio turno, allungo le due ricevute all'impiegata la quale vedendo la prima, quella relativa alla rimozione del stramaledetto stivaletto, mi dice serafica che devo recarmi all'altro CUP (!) : "di là, al secondo piano".
Bestemmiare è maleducazione, tanto più fastidioso se nel tempio della sanità Ciellina: mi trattengo.
Vado "di là", come indicato dal gesto vago dell'impiegata e in effetti ci sono gli ascensori.
Aspetto che ne arrivi uno che sale e mi introduco in quello che è un vero e proprio bagno turco. Dovrei fermarmi al secondo, ma guarda caso il tasto 2 non funziona. Scendo al terzo e mi faccio una rampa di scale a piedi, con tanto di rimprovero di un'infermiera che mi da del matto.
Io invece volevo dargli una stampella in testa, ma tant'è.
Arrivo finalmente alla meta. Almeno credo perché di CUP non vi è traccia.
Chiedo ad un medico, che mi squadra con la faccia di uno che si sta chiedendo perché mai il soggetto che ha di fronte si sia fatto una doccia vestito, dove hanno nascosto il CUP del secondo piano.
Ci pensa un po' e poi mi dice che devo andare al piano meno uno del Pronto Soccorso.
Dalla parte diametralmente opposta dell'ospedale.
Indeciso se passare da maleducato e iniziare a sciorinare tutte le bestemmie che ho sentito nella mia vita (particolarmente quelle venete e quelle toscane), o svenire, scelgo una terza strada e domando ancora al medico se è davvero sicuro dell'informazione che mi sta dando.
Il dottore ci pensa poi vede una collega e chiede a lei.
No, devo andare al secondo piano del settore A.
Percorro tutta il corridoio del settore B dopo essere sceso di un piano (perché i piani secondi dei due settori non sono comunicanti), risalgo al secondo del settore A e prendo l'impegnativa per la rimozione.
Tutto a posto?
No, perché per la Risonanza, mi dice candidamente l'impiegata, devo andare al CUP del piano terra al settore B.
...
Sipario.
3 commenti:
Minchia.... la prossima volta ti accompagno, munito di mazza da baseball.
Niente da dire, hai trovato una concentrazione di deficienti da 'pavura'
Spero non per i miei "gioielli" che ti assicuro avevano raggiunto la dimensione delle palle da baseball! :D
Credo che medici, infermieri e chi addetto alle informazioni in genere odino talmente tanto i... "pazienti" che si cancellano la memoria ogni qual volta gli si chieda: ma scusi, non è qui il reparto.. Maternità? Oculistica? Che sono due ore che giro come una trottola e nessuno sa dove si è nascosto?
Cioè non gli vien chiesto dove il primario Salvelli ha poggiato la giacchetta appena arrivato nel mattino... Un cavolo di reparto magicamente non lo ricorda mai nessuno.
Un labirinto dal quale chi ne esce è premiato con molta salute in meno :P
Cristina l'anonima... -.-
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