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giovedì 6 maggio 2010

Pomeriggio 5 e la Sindone - parte 2

Brachino introduce il discorso dei pollini fossili presenti nella Sindone citando il lavoro di Max Frei e riporta la notizia che il dati espressi dai tre laboratori indipendenti relativi alla datazione con il C14 sono contestati dagli stessi scienziati  . Brachino è a dir poco dozzinale nelle sue argomentazioni, e stravolge letteralmente la realtà dei fatti facendo affermazioni che mirano a far passare, ad esempio, la notizia che è la scienza stessa a ritrattare i propri metodi e/o risultati, cosa ovviamente falsa. Ma il peggio lo raggiunge quando per appoggiare le teorie dei sindonofili ha il coraggio di affermare che:
"La teoria del falso medioevale trova anche a livello scientifico e a livello storico molte contraddizioni e noi dobbiamo  trovare qualche appoggio e sentire altri punti di vista per poter progredire"
Peccato che le contraddizioni siano praticamente quasi tutte a sfavore della veridicità e che, se è chiaro che la sindonologia pur di trovare appoggi è disposta a tutto (dagli esperimenti truffa di Kuznetsov ai più recenti templari della Frale) un  po' meno è comprensibile quel dover sentire altri punti di vista per progredire dato che lo sport preferito dei sindonologi è quello di citarsi acriticamente l'un l'altro, oltre che, salvo casi più unici che rari, apparire senza contradditorio alcuno.




Lombatti diplomaticamente cerca di svicolare dall'accusa di Brachino di contestare le sue affermazioni dicendo invece di voler puntualizzare, ma non appena attacca il lavoro di Frei sui pollini si becca dallo stesso dallo stesso giornalista dell'integralista (siamo all'apoteosi). In effetti i sindonologi cercano ancora di spacciare il lavoro di Frei come una prova provante, peccato che, sottolinea Lombatti, non solo dei sessanta pollini individuati dal perito svizzero che, per inciso, non era un botanico, solo quattro sono stati confermati e che addirittura un palinologo dell'Università di Altlanta sostiene che con i mezzi utilizzati per le indagini (microscopio ottico) anche su quei quattro permangono forti dubbi. Peraltro, aggiungo io, la Sindone è stata esposta a numerose ostensioni durante le quali è stata addirittura toccata da stoffe (fazzoletti, stracci e quant'altro), specie nel passato, di numerosi pellegrini (reliquie da contatto) quindi al di là delle metodologie di Frei, che persino i sindonologi sono costretti a ammettere siano vecchie di trentanni sottintendendone la pochezza, la presenza di pollini particolari e tutt'altro che una prova provante. 
Si arriva al nuovo cavallo di battaglia dei sindonologi : la grande luce, o se vogliamo la scarica elettrica (sicuramente superiore ai 100.000 volts) che avrebbe emanato il corpo di Cristo nel momento della resurrezione. Per farlo il professor Fanti si avvale di un generatore Tesla in vendita nei migliori negozi di giocattoli. Il lavoro è stato pubblicato su una rivista scientifica di cui non riesco a carpire il nome, Fanti purtroppo tende a mangiarsi le parole (mi ricorda l'avv. Ghedini), si attendono repliche dalla comunità scientifica, siano esse positive o meno. La cosa che non si capisce bene, credo a causa dei ristretti tempi televisivi, sia perché prima parla di riproduzione di piccoli oggetti (monete) e poi mostra la figura delle mani, decisamente più grandi. Ad ogni modo l'ing. Fanti insiste sempre nell'escludere la presenza di pigmenti.
E' la volta dell'antropologo Delfino, per chi non lo sapesse uno scettico, che presenta un metodo abbastanza semplice di riproduzione del telo sindonico attraverso il surriscaldamento di un bassorilievo su cui viene appoggiato un telo di lino. In pochi secondi l'immagine si forma. Purtroppo la regia non è in grado di invertire l'immagine in negativo e quindi la presentazione di Delfino, se mi si consente, va un po' a farsi benedire. Inoltre   il metodo del dott. Delfino ha il difetto che l'immagine si vede su entrambe i lati del telo, caratteristica che non pare (anche se si accende un breve dibattito sul caso), essere della Sindone.


Continua...

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