Il direttore di Avvenire Marco Tarquinio |
Ebbene, non sono un "Finiano" o se vogliamo un "Futurista" (aggettivo che mette invero un po' di confusione), e se ho deciso di commentare la cosa è per la reazione di certi ambienti cattolici, non certo per la mia casuale assonanza di idee con il neonato partito.
Veniamo al dunque: sul sito di Avvenire compare una lettera intitolata "Un rischioso futurismo familiare", all'interno della quale un lettore, ovviamente cattolico, scrive al direttore Marco Tarquinio le sue perplessità sul discorso di Gianfranco Fini a Nocera Umbra sui temi della Famiglia.
Il lettore riporta alcuni frasi della terza carica dello Stato:
...Bianchi e neri; cattolici, ebrei e musulmani; uomini e donne; eterosessuali ed omosessuali; italiani e stranieri: qualsiasi persona, la persona umana, senza distinzioni e discriminazioni, deve essere al centro dell’azione della politica e avere la tutela dei propri diritti...
E ancora:
...In Italia dobbiamo colmare il divario e allinearci agli standard europei sulla tutela tra le famiglie di fatto e quelle tradizionali...
Infine:
... Non c’è in nessuna parte dell’Europa, e lo dico a ragion veduta, un movimento politico come il Pdl che sui diritti civili sia così arretrato...
Queste frasi colpiscono il pio credente e in un certo senso lo offendono, perché lui evince dal discorso di Fini che credere ancora nella famiglia fondata sul matrimonio sarebbe sintomo di arretratezza culturale.
Al di là del fatto che pur con il microscopio non riesco a vedere qualcosa di assurdo o sbagliato nelle tre frasi sopra riportate (le prime due sono la "sacrosanta" verità, la terza pur squisitamente politica è la più vera di tutte), non vi sono motivi di credere dalle parole di Fini che il neonato partito abbia espresso nella propria ideologia l'impegno di distruggere la famiglia tradizionale, o al meglio di non credere più nella sua importanza.
Tuttavia, se i commenti del lettore sono ironici, sebbene l'ironia richieda molta sottigliezza e acume che nella lettera mancano del tutto, è nella risposta che la cosa scade nel ridicolo di una retorica vuota quanto pregna di moralismo da quattro soldi.
Beninteso: è ovvio che la lettera è stata scelta dal Direttore non tanto per rispondere al lettore, quanto come spunto per poter esprimere un'opinione tenendo un profilo più basso (altrimenti ci avrebbe scritto un bel fondo).
Comunque iniziamo ad analizzare la risposta. Da subito si tende a demonizzare il "nemico" ricordandone le origini neofasciste. Piuttosto curioso direi, visto che con il fascismo la chiesa non ebbe problemi a convivere ed anzi, grazie al fascismo e al Concordato, ebbe la possibilità di prosperare.
Ma l'arte retorica utilizzata da Marco Tarquinio, non solo è scadente dal punto di vista dei contenuti, ma anche di logica, giacche con noncuranza si permette di scrivere che:
Il partito moderno...sta rivelando di portare nel suo Dna qualcosa di strutturalmente e – per quanto ci riguarda – di inaccettabilmente vecchio: la pretesa radicaleggiante di dividere il mondo in buoni e cattivi, in arretrati e progrediti culturalmente, sulla base di una premessa e di un pregiudizio ideologico.
Se decontestualizziamo la frase sembra la descrizione della saccenteria tipica della religione, di coloro i quali cioè possiedono verità e morale rivelata.
Probabilmente nell'inconscio il Direttore deve sapere che quanto scritto rasenta il ridicolo, quindi tenta di rafforzare la filippica con il vittimismo, purtroppo infantile, del "chi non la pensa uguale a me è contro di me": e quindi ecco servito l'anticlericalismo.
In pratica secondo il ragionamento del Tarquini, se uno, in cuor suo , fosse d'accordo sulle adozioni gay, automaticamente sarebbe un anticlericale.
Che poi, facendo un passo indietro, mi risulta incomprensibile come si possa legare l'eventuale riconoscimento di diritti a coppie omosessuali, citate dal lettore nella sua lettera, con il fascismo, o neofascismo, ma tant'è: così ragionano costoro.
Le idee di Fini sarebbero dunque un retorico elogio alla confusione, giacché si mira ad annullare le diversità anziché rispettarle:
il ronzio di fondo che accompagna le dichiarazioni del leader ricorda, poi, le sicumere dell’anticlericalismo proprio, con le sue ambizioni e le sue miserie, di una certa Italia liberale in tutto e con tutti tranne che nei confronti dei cattolici.
L’accattivante elenco finiano di differenze da comporre in giusta armonia (...) culmina per di più in affermazioni che con il rispetto delle diversità nulla hanno a che vedere e che teorizzano, piuttosto, l’ingiusto annullamento delle diversità. Un retorico elogio della confusione, all’insegna del più piacione dei relativismi.
Naturalmente, tutti noi miscredenti vorremmo sinceramente vedere i cattolici rispettare le diversità, cosa che non solo nei fatti non avviene, ma molto spesso nemmeno a parole, specialmente se si fa riferimento ai movimenti oltranzisti che comunque non vengono mai ripresi dalla Santa Sede (ergo: va bene così). Per molti cattolici infatti, l'omosessualità è un'aberrazione, al meglio una malattia da curare.
E' questo il rispetto della diversità?
Probabilmente nella mania di vedere tutto ciò che non è cattolico, e quindi assoluto, relativistico, il buon direttore non arriva a capire che è proprio nel rispetto delle diversità che esse si annullano (permangono ma ne viene meno l'importanza).
Il direttore quindi cita l'articolo 29 della Costituzione svelandone quanto il Fini-pensiero possa essere pericoloso per l'integrità del valore della famiglia.
Riporto l'articolo in questione:
La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.
Ora, nessuno mette in dubbio i valori insiti nella Carta Costituzionale. Tuttavia mentre alcuni principi sono fondamentalmente eterni, altri sono figli del loro tempo, nello specifico, di un epoca in cui non esisteva alternativa alcuna alla famiglia cosiddetta tradizionale. I tempi e determinati valori oggi sono decisamente cambiati, sono, purtroppo per i cattolici, "diversi" da quelli cristallizzati dalla Costituzione.
Oggi non vi è più vergogna per chi decide di convivere; il sesso prematrimoniale è praticato da un'abbondante maggioranza, cattolici compresi; il figlio fuori dal matrimonio non è uno scandalo. Prenderne atto è forse delittuoso? Immorale?
Il neoleader di Fli e attuale presidente della Camera si mostra, insomma, pronto a ridurre la «famiglia tradizionale» a una possibilità, a una mera variabile in un catalogo di desideri codificati, manco a dirlo, secondo gli «standard europei».
Esattamente, perché solo un cieco non si accorgerebbe che tale è. D'altra parte gli "standard europei" sono così vari da non poter includere le radici cristiane nella propria carta costituente: sarà un caso?
No, come del resto non è casuale la scelta di questa lettera, che in conclusione, seppur nella sordina di una risposta ad un lettore permette al direttore di marcare una precisa linea politica:
Come potremmo non annotare e tenere in debita considerazione tutto questo? E, proprio guardando al futuro oltre che al presente, come potrebbero non tenerne conto con lucidità i potenziali interlocutori politici di Fini?
riuscendo nell'impresa di rendermi persino simpatico Gianfranco Fini.
Concludo io riproponendo la lettura delle parole del direttore e
...la pretesa radicaleggiante di dividere il mondo in buoni e cattivi, in arretrati e progrediti culturalmente, sulla base di una premessa e di un pregiudizio ideologico.
Cambiate la parola "premessa" con "verità rivelata" e "ideologico" con "morale" e avrete scoperto il vero animo "rispettoso" di un cattolico.
1 commento:
Bell'analisi, grazie.
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