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martedì 13 ottobre 2009

Ipazia Censurata



Correva il Millecentosessantottesimo anno dalla fondazione di Roma, quello che Dionigi il Piccolo stabilì essere l'Anno Domini 415, quando un gruppo di monaci cristiani tesero un agguato ad una donna, quindi avvistatala, la tirarono
"giù dal carro, la trascinarono fino alla chiesa che prendeva il nome da Cesario; qui, strappatale la veste, la uccisero usando dei cocci (gusci di conchiglie?)
Dopo che l'ebbero fatta a pezzi membro a membro, trasportati i brani del suo corpo nel cosiddetto Cinerone, cancellarono ogni traccia bruciandoli" (Socrate Scolastico).
Cento anni dopo, un'altro filosofo pagano, Damascio, identificò come mandante del brutale omicidio  niente di meno che l'allora vescovo di Alessandria Cirillo, divenuto poi per altri meriti, Dottore della Chiesa e Santo (sic!).
La Donna era Ipazia di Alessandria.
Pare, anche da fonti cristiane, che Cirillo a seguito di disordini scoppiati tra Ebrei e Cristiani, colse l'opportunità, con l'appoggio dell'Imperatore di Costantinopoli, di eliminare i nemici religiosi, partendo dai primi, gli Ebrei appunto, nel 414 e in seguito rivolgendo le proprie attenzioni sui Pagani.
Ipazia, tra questi ultimi era un figura di spicco, sia da un punto di vista culturale essendo considerata oltre che una scienziata (matematica e astronoma) anche una grande filosofa, sia da un punto di vista politico, sempre grazie al carisma della sua sapienza.
Cirillo, secondo Damascio,
"si rose a tal punto nell'anima che tramò la sua uccisione (di Ipazia), in modo che avvenisse il più presto possibile"
e così mandò i suoi monaci, i famigerati parabalnoi , un'orda di fanatici che oggi non avrebbero problemi a rivaleggiare con i Taleban, a compiere l'orrendo massacro, quindi ordinò che venissero distrutti tutti i suoi scritti, nonchè gli strumenti da lei inventati (astrolabio e idroscopio).
Le indagini successive, effettuate su mandato del protettore di Cirillo, l'Imperatore, si conclusero, come è fin troppo ovvio supporre, con un nulla di fatto, sebbene è altrettanto facile immaginare il motivo per cui i parabalanoi, che altro non erano che la milizia privata di Cirillo, vennero messi sotto la diretta autorità del prefetto, su espressa richiesta della comunità alessandrina.
La carriera di Cirillo comunque non ebbe nessun  risentimento ed anzi da, lì a quindici anni fu una continua ascesa che ebbe il culmine al Concilio di Efeso del 431 dove usci vincitore dallo scontro teologico con Nestorio, anche grazie a mezzi non propriamente ortodossi che arrivarono fino alla corruzione.

Pochi in Italia conoscono la storia di Ipazia, martire pagana: alla nostra società, cristiana, fa molto comodo ricordare i martiri cristiani, anche quelli cui la matrice fantastica è palese, e non è certo ben disposta ad accettare che la pia religio cattolica abbia avuto un passato violento ( sebbene in linea con i tempi). Le pressioni perchè il film su Ipazia non venga distribuito sono molte, e a nulla sono valse le parole del regista Amenabar (The Others, Mare dentro) che si dice contrario non tanto alle religioni ma ai loro eccessi. La speranza è che questo tentativo di mettere a tacere sfoci in polemica, che nel costume di oggi è un ottimo veicolo pubblicitario, se non il migliore.



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