Avrei potuto intitolare il post “Perché non possiamo essere cristiani” ma il titolo è piuttosto abusato, e dopo tutto non sono così oltranzista, sebbene a leggere i siti dei cattolici militanti, quelli che il credo “ce l’hanno duro” verrebbe voglia di erigere statue a Diocleziano.
Prendiamo un fatto di cronaca accaduto venerdì 19 nella città di Meknes, una delle città imperiali marocchine nonché sito dell’Unesco. Durante la preghiera del venerdì, per chi non lo sapesse l’equivalente della domenica per i cristiani, alle ore 12.45 locali il minareto della settecentesca moschea di Bab Berdieyinne crolla sugli oranti. Muoiono nella tragedia oltre 40 uomini.
Riporto i deliranti commenti del Vescovo di Otranto, monsignor Vincenzo Franco, il quale in merito al crollo tiene a precisare che:
“intanto che se é stato costruito male vuol dire che i mariuoli stanno dappertutto, in Italia e da loro, tra cattolici e non. Tutti il mondo é Paese e l'onestà sta diventando un optional”
Anche l’onestà intellettuale del monsignore pare sia un optional, visto che il bellissimo minareto del XVIII sec è crollato sotto il peso di piogge torrenziali assolutamente straordinarie.
Ma se pensate che lo spirito (santo?) che illumina le sinapsi del vescovo si fermino qui vi sbagliate di grosso:
“Esprimo massima pena e solidarietà alle vittime ma occorre guardare un poco più in avanti: credo che potrebbe essere un segno dei tempi, un messaggio divino che ci indica, l' Islam non é invincibile, che avvenga il crollo di un simbolo dell' Islam. Io come cattolico e Vescovo non posso non augurarmi che l'Islam possa crollare definitivamente sotto il peso della sua crudeltà, della sua non verità e della sua totale e violenta ostilità al cristianesimo”.
E per ribadire il concetto:
“La caduta del minareto dunque, io la vedo come un presagio della caduta di questa religione e di sistemi dittatoriali che negano la libertà di culto”
Certo è, che bisogna avere una gran faccia di tolla o un ignoranza abissale (detto tra di noi propendo per la seconda ipotesi) per fare certe affermazioni.
Innanzitutto va detto che il Marocco è una nazione islamica moderata e assolutamente rispettosa dei culti altrui, tanto che, come ho potuto personalmente constatare non solo esistono Chiese nelle principali città (vedi qui) ma addirittura è presente sebbene in numero esiguo e tendenzialmente in calo (con la fondazione dello Stato di Israele molti sono emigrati), persino una comunità di seguaci dell’ebraismo, tra l’altro, almeno in parte, diretti discendenti degli ebrei espulsi dalla Spagna dei Re Cattolici nel 1492.
Tanto per dire “la totale violenta ostilità dell’Islam” nei confronti del Cristianesimo.
Interessante il fatto che il Vescovo sia dimentico della barbarie compiute dai Cristiani nel tempo, abbiamo citato l’Inquisizione Spagnola qui sopra, ma non possiamo dimenticare le Crociate verso la terra santa. Cercare chi tra cristiani e islamici abbia iniziato lo scontro è cosa ardua, ribadiamo invece che le cause di tali scontri sono nel DNA stesso delle religioni monoteistiche di cui il Vescovo di Otranto come esemplificato in modo chiaro ed inequivocabile in queste affermazioni:
La salvezza si trova nel Vangelo di Dio e basta. I cattolici con questa idea del dialogo ad ogni costo hanno esagerato nell'autoflagellazione. Bisogna riconoscere che solo nella chiesa cattolica esiste e sussiste la verità e dunque la via della salvezza. Per il semplice fatto che la nostra Chiesa si basa sul Vangelo che é Parola di Dio e dunque poiché é tale, significa verità. Soltanto nel nostro credo risiede la verità. Gli altri devono convertirsi se aspirano alla salvezza. Questo non implica scarso rispetto verso gli altri, ricerca della comprensione, ma la chiarezza teologica sia un requisito fondamentale e basilare per evitare pericolose e dannose confusioni che tanto si registrano anche oggi tra gli stessi cattolici
Potrebbe essere interessante chiedere al vescovo cosa intenda per rispetto, visto quello che dice, ma tant’è.
Se mi sento ancora dire che siamo tutti fratelli giuro che mi faccio “Caino”.
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