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mercoledì 15 settembre 2010

Ipocrisie religiose


Vi è un dogma che unisce tutte le confessioni religiose del pianeta: se una religione è minoritaria si esprime in termini di libertà di culto, se maggioritaria, come unica latrice di verità.
Quando si verifica il secondo caso, in genere vengono meno i principi di libertà, in quanto, ovviamente, inutili: se la verità è rivelata perché cercarne altre? Tuttalpiù si aprono confronti interni sull'ortodossia, sui rinnovamenti, ecc.
Qualcuno potrebbe obiettare che in Italia, dove il Cattolicesimo è maggioritario, il Vescovo di Milano si è espresso in favore della costruzione di una moschea. 
Suscitando un vespaio di polemiche tra riformisti e oltranzisti. 
E, sottolineo, polemiche, non dibattiti. 

Già questo potrebbe essere un'obiezione sufficiente sull'apertura da parte di vertici ecclesiastici: anche la CEI infatti si dichiarava dalla parte del Card. Tettamanzi. 
Ma tale apertura rimane solo di facciata; oserei dire che la si può archiviare sotto la voce di  fraseologia diplomatica inter religiosa. 
La riprova di ciò si è avuta pochi giorni dopo, quando il Colonnello Gheddafi, in visita in Italia, si lascia andare in previsioni circa l'imminente islamizzazione dell'Europa: immediatamente gli stessi vertici ecclesiali hanno iniziato a fare pressioni sul Governo per una presa di distanza netta; pressioni raccolte poi dalla Lega Nord maestra nel utilizzare qualunque forma di populismo.
Satira
L'Islam come il Cristianesimo mira alla conversione dell'infedele o, con mezzi diversi, ad eliminarlo. La differenza reale tra le due religioni monoteiste, anche se sul monoteismo del Cristianesimo si potrebbe discutere a lungo, sta più che altro nel fatto che il secondo, con la fine del potere temporale ha dovuto sotterrare l'ascia di guerra, mentre il primo, forte del primato assoluto che detiene in molti stati  del Medio ed Estremo Oriente dove ha generato vere e proprie teocrazie, no.
Il Cristianesimo in realtà si trova, oggi, tra due fuochi: il secolarismo preminente del Nord Europa da una parte e il tentativo di mantenere il primato dall'altra, facendo fronte sia alle divisioni interne, sia ai recenti scandali, sia allo sbarco dell'Islam con l'arrivo di profughi. 
L'Europa ha, di fatto, voluto negare le proprie radici cristiane perché viene intesa come sintesi di popoli le cui tradizioni non possono essere circoscritte al solo cristianesimo. Senza tenere conto che molte conversioni furono ai tempi attuate in modo sanguinario, lo stesso che oggi, a distanza di secoli, ci scandalizza nell'Islam.
Inutile argomentare dicendo che il Cristianesimo si è macchiato di delitti secoli or sono, mentre nell'Islam perdurano le ali violente. Innanzitutto sarebbero affermazioni false (vogliamo ricordare il caso irlandese?), ma soprattutto non si può pretendere di imporre il riconoscimento delle radici senza evidenziarne come la storia   è, in esse, scritta con inchiostro di sangue.
L'Europa si è dichiarata quindi neutrale nei confronti delle religioni, ritenute ovviamente parte della propria cultura, ma non fondamentali, disconoscendo quindi quella supremazia morale ed etica che, in special modo la Chiesa cattolica si è auto assegnata. In sostanza l'Europa ha preferito la totale libertà di culto, sebbene nel prossimo futuro (specie se l'ingresso della Turchia diverrà realtà), ci si augura riesca a dotarsi di un sistema che eviti la formazione di partiti di orientamento religioso che prevedano nel loro statuto o nella loro politica l'asservimento a principi religiosi spesso aberranti e in antitesi con ogni concezione della parola libertà, così come viene concepita in Occidente.
La libertà di culto, dunque, è reale solo se si presuppone il rispetto del credo (o non credo) altrui, cosa che,  sebbene proclamata a parole, è antitetica al concetto stesso di religione. 
Il perché è presto detto: un religioso non può avere alcuna forma di rispetto reale verso coloro che alla meno peggio vengono definiti apostati. Inoltre la religione non è in grado di  rispettare idee e principi diversi dai propri, giacché se rivelata, è per sua definizione, unica latrice di verità.
Non ci si stupisca più di tanto quindi se in seno alle religioni nascono estremismi tali da generare gratuita violenza: la Religione, sebbene non l'unico, è il più grave fallimento della ragione umana. Le degenerazioni semmai sono proporzionali al grado di penetrazione della religione stessa: tanto più essa si appropria del vivere quotidiano della persona tanto più esse si fanno presenti. 
Ripensiamo un attimo al concetto di libertà: nel Cattolicesimo la libertà vera è quella in Dio, motivo per cui ogni eventuale privazione della libertà individuale conforme alla dottrina è accettata o addirittura promossa. Esempi? Eutanasia, sessualità, e chi più ne ha più ne metta.
Nell'Islam va anche peggio: se il significato delle parole conta qualcosa, "Islam" stesso significa "sottomissione", ovvero l'assoggettarsi, senza se e senza ma, al volere di un dio che avrebbe dettato le sue leggi pretendendo l'assoluta obbedienza.
Se conforta qualcuno, lo stesso discorso vale per le ideologie di massa, vedasi Comunismo o Fascismo. L'aggravante della religione però, è che, per sua natura, essendo rivelazione divina, non dovrebbe essere fallace. 
Se dunque in Europa si ride, o meglio, si può ridere di satira "blasfema" mentre negli USA si mobilita il Presidente per circoscrivere un cretino consacrato, o peggio ancora,  in India si compiono stragi per rappresaglia religiosa, è proprio perché qui, nel Vecchio Continente, si sono rinnegate la maggior parte delle ipocrisie religiose in favore di concetti filosofici che, giacché contemplano l'errore come possibile esito, mettono in primo piano l'Uomo e non un dio. 
L'uomo è infatti, per definizione, fallace, ma dagli errori può imparare e progredire. La religione imprigiona l'uomo in una presunta legge divina, la quale, non contemplando l'errore, non prevede possa esserci alcun miglioramento. Ecco perché si continua da secoli a predicare l'odio contro l'infedele, si tortura e si uccide. 
Ecco perché personalità islamiche chiedono giustizia per le sconnesse minacce di un mentecatto americano (reverendo Jones), ma permettono che si compiano stragi in rappresaglia non tanto al gesto inconsulto mai messo in atto, ma all'idea che tale gesto possa essere fatto. 
La verità è che, almeno in Italia, la Chiesa percepisca come nemico da abbattere non tanto l'infedele, che comunque è religioso e come tale potenzialmente sensibile alla sua dottrina e al giogo della sua morale, ma il "non fedele", ovvero quelli che in definitiva, al di là di superficiali etichette (concetto spiegato meglio qui) hanno dismesso i panni di fedele o che sono miscredenti per convinzione e che rappresentano la vera maggioranza della popolazione.
Ecco perché, tutto sommato ed almeno a parole, la Chiesa è per il permesso a costruire moschee.
O davvero qualcuno è convinto che manterrebbe la stessa comprensione se fosse costretta a rinunciare ad una cospicua parte dell'otto per mille?

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